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lunedì 19 febbraio 2024

Maschere senza volto

Sono nato in tempi in cui si avvertiva ancora il bisogno di arricchire la propria capacità d'espressione. La ricchezza d'eloquio era considerato un valore e l'uso di termini precisi, ricercati, inusuali, non veniva considerato un atto di snobismo o di arroganza intellettuale. Trovo che fosse più giusto così. Non per nostalgia para-senile, ma per gusto della bellezza e per amore del tratto distintivo della nostra specie: la profondità di pensiero e la capacità di saperlo esprimere. Lo sviluppo di queste facoltà è a disposizione di molti, in questo fortunato mondo che definiamo moderno, tuttavia in troppi preferiscono rifugiarsi nel recinto del conosciuto senza provare mai ad aggiungere nulla. 

Francamente, troverei giusta ed attuale l'ambizione ad un linguaggio più ricco, perché lascerebbe aperta la porta alla speranza di un pensiero meno superficiale, in un mondo che invece sta terribilmente appiattendo la capacità di comprensione (e la conseguente elaborazione) a livelli primordiali. Si è inabissata l'esigenza di gestire le sfumature, perché è raro trovare chi dipinge, mentre si usa tanto l'evidenziatore grossolano per titoli spesso privi del necessario capitolo contenuto sottostante. Così si predilige l'urlo alla parola pacata, lo slogan all'argomentazione, la sintesi all'elaborazione, perché il nostro tempo è suddito dell'ipocrisia sovrana di una produttività astratta che rende strumentali le nostre vite. Il nostro lavoro non produce veramente nulla, trasforma solamente il nostro tempo in cose materiali, pseudo necessarie o rese tali dai sistemi industriali. Cosa produciamo effettivamente in una vita? In alcuni casi altre vite umane e, talvolta, opere d'arte. 

Se per dire ciò che è sotto ai propri occhi o dentro agli stessi si impiegassero due parole in più e si spendessero due minuti di più per ricercare i giusti termini, probabilmente quelle due parole, quei due minuti, risulterebbero determinanti a fornire un connotato più preciso, puntuale e profondo alla sostanza del nostro pensiero, restituendo al mondo un'immagine più vera di ciò che siamo, uscendo dalla schiera di maschere senza volto destinate a perdersi e confondersi nel tempo.