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Le Pagine

mercoledì 30 dicembre 2015

Sipario

La nostra vita è il succedersi di una moltitudine di stanze in cui avviene ciò che noi siamo. Condividiamo questo patchwork di luoghi con tutti coloro che vi hanno fatto comparsa, ne sono stati protagonisti o anche solo attori comprimari. 
Questo strano museo che chiamiamo "esperienza" in realtà non è una rappresentazione di ciò che siamo, ma costituisce effettivamente la nostra essenza e ne delinea il profilo nello sguardo che rivolgiamo al nostro specchio interiore. Le stanze di questo museo sono fasi lunari che si succedono in via lineare e non ciclica. Ora la mia anima notturna vive nella Luce e da lì non ritornerà indietro. Da lì il percorso conduce solo all'uscita. Un percorso che è un foglio bianco su cui giace una penna.
Così mi ricongiungo ora alla carta, alle parole, a ciò che mi appartiene di più profondo: all'Amore, alla Luce che non mi abbandona mai anche nell'esilio ovattato in cui si accetta di vivere il nostro bagliore terreno per assecondare un disegno che ci ha condotto su strade tanto belle quanto non così profondamente nostre. L'universo è infinito e non ci appartiene. Nulla ci appartiene e tutto ci attraversa. Si ritorna alla pagina scritta. Si ritorna al Romanzo. Silenzio. Sipario. Si vive.


lunedì 28 dicembre 2015

24 Sogni al Secondo

"Sognare insieme lo stesso sogno".
All'inizio de Il testamento di Orfeo, Jean Cocteau dà questa definizione dell'esperienza di chi assiste alla proiezione di un film nella sala buia di un cinema. Questa semplice considerazione mostra e sintetizza tutte le incredibili potenzialità del mezzo a disposizione di chi realizza film. Per lo spettatore è quindi un'occasione per sognare, ben consapevole che il sogno è il cuore del motore esistenziale di ciascuno, il piano su cui costruire percorsi ed obiettivi propri. Ma tutto questo è Arte. Cosa resta di questi principi alti, quando arriviamo a leggere la lista dei film nelle sale? Poco o nulla, veramente. L'arte è stata relegata dall'industria in un angolo alla stregua di una lontana parente ritenuta scema a cui non dare mai ascolto. Ma l'arte rappresenta ciò che siamo nel profondo o, per dirla con un'altra battuta cinematografica, "la sola traccia che lasciamo del nostro passaggio sulla terra". Perché dunque questa distanza? Qui entra in gioco un tema di valori che trascende la specificità dell'argomento "Arte". La ricchezza economica non è più un mezzo, ma lo scopo e questa devianza ha drogato il sistema. Se l'obiettivo è produrre e vendere, non importa cosa si produce o si vende, importano solo i numeri che si fanno. Dunque perché non condizionare i bisogni delle persone? I bisogni però ci parlano di obiettivi e dunque di sogni. E il cerchio si richiude. Più che un cerchio, sembra un vortice nel quale veniamo risucchiati senza possibilità di autonomia reale. 
Io credo però che questo vortice si possa spezzare recuperando noi stessi, la nostra umanità, che si rivela nella nostra unicità. Sognare insieme lo stesso sogno non ci renderà mai persone uguali, dagli stessi bisogni, con gli stessi obiettivi. Esattamente centoventi anni fa i fratelli Lumiere resero pubblica la loro invenzione, non avendo consapevolezza di quanto quella macchina dei sogni avrebbe influenzato, direttamente o indirettamente, le vite delle generazioni seguenti.





mercoledì 23 dicembre 2015

Un pensiero e un augurio

Per queste feste non riesco a non pensare alle cose stupende che hanno attraversato la mia vita quest'anno, ma nemmeno posso far finta di non avere dentro di me, come essere umano, piccole cicatrici, mille angosce e grandi ferite non rimarginate che partono dal cuore della mia città dell'anima, Parigi, e scendono in mille rivoli in ogni angolo del mondo dove la violenza è la regola e la felicità è un concetto più labile della stessa precarietà umana. Non ho ricette, non ho risposte. Ho solo ben chiara l'idea che ogni rivoluzione parte dentro ciascuno di noi e nulla, ma proprio nulla, è scontato. Voglio fare un augurio al mondo, che veda la Luce della ragione.

"La diseguaglianza è la causa della violenza. Non è comunismo, è verità."
(citazione: indovinate chi l'ha detto)







domenica 13 dicembre 2015

Liquido

Viviamo immersi in un mondo liquido che avvolge, travolge e scorre via attraverso le caditoie del nostro tempo. Ci affanniamo a fissare parole, scolpire concetti, magnificare promesse e sentenziare verità, quando non abbiamo che i nostri sensi per percepire e le nostre mani per cercare di trattenere qualcosa, mentre tutto scivola via transitando dagli uni agli altri in modo spezzato e frammentario e nulla rimane per sempre in noi, poiché noi passiamo. 
Certi istanti ti permettono di gettare fuori la testa da questo liquido e di respirare, di vedere la Luce, di fermare il tempo. La felicità è la negazione del tempo, un'apparenza che va assecondata con ogni atomo del nostro corpo, perché è di essa che si nutre la nostra sopravvivenza. 
Bisogna fuggire dall'illusione, da un nuovo tuffo nel buio, nel nostro liquido oscuro, nel caos, nel nulla che siamo malgrado le nostre ostentazioni, senza avere alcuna certezza che una spinta contraria ci ributti di sopra a rivedere la Luce, a riavere ossigeno, a respirare ancora una volta e beffare questo lento vortice che ci trascina giù, verso le fogne del tempo.




giovedì 3 dicembre 2015

Il cuore messo a nudo

Quando le luci scendono ed il silenzio avvolge le cose, si ripercorre, soli, il corridoio di questo strano museo. Rimangono soltanto i passi ed il respiro, il riverbero di qualcosa che ha illuminato il cammino, il miraggio di una fioca luce solare raggiunge una stanza sorda, spoglia e scura. In questa stanza si può osservare Charles, che perdonerà questa insolenza, ma il cieco vive di sogni come il rabdomante dell'acqua.
Chi siamo veramente, una volta tolto l'abito di scena? Il cuore messo a nudo non si riveste più degli strati di socialità protettiva e rimane lì, esposto, a pulsare la sua agonia umana chiuso in una teca di cristallo che tende a opacizzarsi sempre più, mentre il suo scafandro indossa il costume e continua il proprio duello con la banalità delle cose ritenute necessarie. I gabbiani guardiani dell'urbe salutano l'uscita da me stesso e la mia nuova visita a questo palcoscenico che non riesce a spaventarmi nemmeno coi suoi orrori più fragorosi.
Nulla mi spaventa più della cecità. Guardare e non vedere. Un destino amaro che rischia solo chi esplora l'anima da dentro e ama, senza calcoli, la Luce.







domenica 29 novembre 2015

Il prezzo della felicità

Qual'è il prezzo della felicità? Esiste moneta con cui pagarlo? 
Non è certo il denaro, con quello al massimo si compra un ingrediente della cosiddetta serenità. 
Nemmeno le cose e gli oggetti possono bastare, perchè quelli risolvono dei bisogni contingenti, delle necessità funzionali e tante volte tendono a compensare altri vuoti, spesso non surrogabili. 
Vorrei che bastasse lasciar fluire il tempo per essere felici nell'ignavia del tutto, ma anche le clessidre girano a vuoto, quando l'anima è chiusa e la sabbia finita. 
Così passano gli anni e ti accorgi che ogni istante di felicità è assolutamente gratuito, richiede l'esistenza di entità esterne a te stesso ed in fondo la sola moneta di scambio sei tu. Anche nel momento di solitudine, la felicità non può esistere se non si vive la completezza di un sentire assolutamente in risonanza con ciò che è per noi un riferimento. Maggiore è la sensibilità, tanto più grande è l'insieme di questi riferimenti. E la moneta sei tu, quando dai senza chiedere, quando non fai calcoli e vai, che è la condizione dell'Amore, della vera amicizia e della solidarietà umana. 












venerdì 27 novembre 2015

Sotto le palpebre

Dalle meridiane più antiche ai contemporanei display a led o a cristalli liquidi, passando dalle lancette, gli ingranaggi ed i quadranti bizzarri, dalle meccaniche più rudimentali ai dispositivi elettronici dalla precisione certificata al millesimo di secondo: quanti sistemi sono stati messi a punto con l'obiettivo di catturare il tempo presente dandone un'espressione definita? Che dire dei calendari, allora? L'agenda di un uomo non serve solo a memorizzare gli impegni futuri, ma anche a cristallizzare il proprio passato. E chi si spinge oltre tutto ciò magari tiene anche un diario del proprio quotidiano rilevante.
Quante volte, caduti nel silenzio di una notte insonne, abbiamo visto scorrere la nostra vita sotto le palpebre chiuse, domandandoci quale stazione stesse attraversando il nostro treno? Quante volte, poi, abbiamo chiesto a noi stessi se le ore che stavamo vivendo avrebbero rappresentato qualcosa di significativo nelle pagine del libro della nostra esistenza?
Per me, quella di questi pensieri, è quasi la compagnia stabile di ogni notte. Nemmeno mi meraviglio più, anzi. Oramai mi lascio cullare dal percorso che il flusso della mente compie. Ed è un percorso tutto sommato piacevole, dato che parte sempre dal mantra"io sono felice perché non cammino mai solo".


giovedì 26 novembre 2015

Oltre l'ultima luna.

Posso guardarmi negli occhi e vederla ancora. Posso cercare in me stesso le briciole di speranza che mi legano ancora al domani. Ci sarà un domani. E in quel domani saprò fermarmi davanti allo specchio e sorridere dei miei occhi velati. Nel silenzio dei miei giorni attuali cercherò i suoi segni incisi sulla mia pelle. Quei segni hanno tracciato la mia strada ed ogni giorno si fanno più profondi. 
E conducono qui, oltre l'ultima luna. In questo silenzio immobile, aspetterò. E aspetterò. Fino all'ultimo giorno, l'aspetterò. 




martedì 24 novembre 2015

Il filo rosso

Ho letto di una leggenda giapponese, secondo cui, ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo sinistro. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati, il grande amore o l’anima gemella. Le anime unite dal filo rosso sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi. Potranno passare anni, decenni, ma prima o poi le circostanze ci condurranno a questa persona speciale: non si può sfuggire al destino. Neanche le grandi distanze temporali o spaziali potranno impedire alle due persone di incontrarsi. Il filo rosso non potrà essere tagliato o spezzato da nessuno: il legame che simboleggia è forte, indissolubile, e niente e nessuno potrà spezzarlo.






sabato 21 novembre 2015

Black

Un'altra notte insonne. Si dice bianca, quando in realtà è stata come tutte le notti senza luna, quelle in cui il cane passeggia randagio abbaiando alla propria immagine riflessa in una pozzanghera. La mente umana è una tavolozza di colori pressoché infinita, ma non sappiamo usarne che pochi ed io questa volta non faccio eccezione. Che colore per dipingere il vuoto? Questo mio vuoto è nero. Ed il nero si riempie soltanto delle scorie di dolori irrisolti. Vorrei ripartire dalla Luce lunare che accende in me infinite sfumature e dona rilievo alle cose, restituendo loro profondità. 
Questa notte è già troppo lunga e buia e mi toglie il respiro e l'orientamento. Da che parte si riaccende la Luce chiara del giorno?

martedì 17 novembre 2015

Illusione ottica

Prosegue il cammino in questa landa deserta, muta e lunare. Nel silenzio angosciante di questa valle, il suono ovattato dei miei passi sembra essere il solo segno di vita. Esisterà un'oasi, una città o anche solo un rifugio per ripararsi dal gelo notturno e dal fuoco di mezzogiorno? Esisterà un luogo per dissetare l'anima ed innalzarsi in volo sino a varcare questa coltre di oscurità? 
Dove fare della vita un sogno e non il contrario? 
Guardando la Luna negli occhi, troverò tutto questo.
Perché tutto questo esiste. 
E non è un'illusione ottica.


Oasi di Huacachina - Perù



sabato 14 novembre 2015

La clessidra

Scendono i miei granelli di sabbia uno dopo l'altro. Uno viola di rabbia, l'altro verde di speranza. Uno giallo della Luce del sole, l'altro rosso come la foglia che quel sole ha essiccato. Mi voglio gettare nelle acque che mi aspettano in fondo a questo precipizio, serenamente. Scendono incessanti i miei granelli di sabbia, alcuni anonimi altri monumentali, distesi a formare la teoria di campi arati che si perdono all'orizzonte, illuminati da un sole sul ciglio del tramonto. 
Che vita c'è nella mia biosfera? Cosa cresce in questo microcosmo selvaggio che non riesco a coltivare e che giace sul fondo del mio cuore come un giardino segreto? 
Il disprezzo di tutto ciò che non è autentico ed emotivamente grande, di certo. Non si vive per una parola ma si può morirne per le sue diverse declinazioni. Dunque bisogna conoscerle. 
Non si può fermare il flusso di questi granelli che scivolano nel vuoto? Vorrei stringerli nei miei pugni e non farli cadere, in attesa della giusta parola, del giusto colore, dell'abbraccio atteso, della ricompensa che nella vita di tanti rimane solo la promessa di un sorriso.
Riprenderò dunque a dipingere il mondo con le mie parole sino al fondo della clessidra, sino al risveglio nella biosfera di chi avrà accolto i miei granelli di sabbia sulle rive del suo fiume. E ripartirà il viaggio.


mercoledì 4 novembre 2015

Le parole bianche

Le parole bianche sono pietre che possono levigare l'anima dalle asprezze di tutto ciò che degli altri ci scalfisce: l'insensibilità, l'ignoranza e la conseguente cattiveria, l'ambizione spoporzionata al talento che diventa arroganza. Dove cercare queste parole? Si trovano ovunque: nei libri che ci rendono liberi di pensare, nei muri e nelle strade che ci raccontano mille storie, nei discorsi di coloro che hanno l'umiltà di narrare senza imporre le conclusioni, nello sguardo di chi amiamo e di poche, pochissime altre persone. Si trovano anche nel sentire ciò che si ha dentro e che non è possibile urlare alla sordità di un mondo che ascolta solo se stesso ed i suoi canoni di convenienza, di fittizio dovere, di necessità costruita. Non si può non scriverle, allora, perchè le parole bianche, quelle giuste per l'anima non hanno un tempo e vanno oltre noi stessi. Arrivano dalla notte trascorsa e si gettano nell'immenso chiarore del domani che diventa il nostro vissuto, la nostra Luce, la nostra speranza. 


venerdì 30 ottobre 2015

Perseveranza

Dovrei essere felice di vedere maturare le fragole in autunno, se non pensassi al fatto che avrebbero dovuto esser pronte a primavera. Ho aspettato le fragole ugualmente, non ho chiesto altro.
Bisogna attendere con perseveranza che tutte le navi rientrino in porto dalle loro apparenti derive e digressioni, per trovare il pescato migliore. Non accontentarsi del primo carico. Si deve vederlo tutto.
Così resto fermo al centro di questo salone fastoso e decadente, vestito del mio solo abito, mentre attorno a me proseguono i giri di valzer di questo ballo in maschera pomposo e stucchevole che mistifica tutto. Chi è chi? Aspetterò ancora la fine della giornata, quando le maschere scivoleranno a terra ed i volti appariranno per quello che sono, non più nascosti dall'opportunismo. 
Attraverserò ancora ogni stanza con lo stesso sguardo curioso e fermo. Uscirò all'aperto e, respirando,  sorriderò al prossimo canto delle sirene. Ci vuole ben altro per scalfire la mia perseveranza.






giovedì 29 ottobre 2015

RomAntica

Le sue luci mi viaggiano dentro come treni nella notte. Ogni pietra che mi circonda parla di persone lontane. Lontane nel tempo, lontane da questo istante di buio che accompagna il mio passo e che deve oltrepassare quel silenzio notturno che la mia anima soffre. Quanto durerà questa notte? 
Mi siedo sopra un coccio di pietra ad aspettare che l'aria diventi leggera e si cristallizzi verso un'alba saggia e invitante. Quante civiltà sono vissute e morte nella mia mente? Quante battaglie furono perse da popoli nel loro diritto? I secoli di questa storia attraversano il mio sguardo in modo frenetico e precipitano sulla notte che arriva. Una notte di luna velata da pennellate di ovatta che attenuano il bagliore riflesso sul mio cammino. Non importa. Conosco la strada. Chiudo gli occhi, attraverso la storia e sono con te. Meraviglia.





domenica 18 ottobre 2015

Oltre il vetro

Incessantemente mi muovo dietro porte e finestre, parabrezza e finestrini: cosa vedono i miei occhi oltre il vetro che mi separa dal mondo?
Vedono spesso un paesaggio smarrirsi in scorci a me anonimi, chilometro dopo chilometro, dove tutto diventa un orizzonte senza tempo né luogo. Posso essere ovunque se la mia essenza è un pensiero. Allo stesso modo, però, ovunque posso non essere. Questa mia immaterialità stride con la Luce che ho dentro, che è legata alla vita, al contatto, alla parola, ai profumi e agli sguardi che popolano il mio essere vivo. Questo richiede bassa velocità. Silenzio. Lentezza. Presenza. Ore per fissare l'infinito apparente del mare. Ore per coglierne il ritmo pacato e incessante. Immergermi in esso ed esserne parte. Voglio vivere in questo orizzonte, il solo che mi fa sentire vivo e vero, per cogliere ciò che sono, che appartiene alla Luce e che resta immobile, mentre attorno a me finestre e finestrini si susseguono e si avviluppano vorticosamente verso il nulla.









venerdì 9 ottobre 2015

El Aparecido


Abre sendas por los cerros, 
deja su huella en el viento, 
el águila le da el vuelo 
y lo cobija el silencio. 

Nunca se quejó del frío, 
nunca se quejó del sueño; 
el pobre siente su paso 
y lo sigue como un ciego. 

¡Córrele, córrele, córrela 
por aquí, por allí, por allá, 
córrele, córrele, córrela 
córrele, que te van a matar! 

Su cabeza es rematada 
por cuervos con garras de oro,
cómo lo ha crucificado 
la furia del poderoso! 

Hijo de la rebeldía, 
lo siguen veinte y más veinte; 
porque regala su vida 
ellos le quieren dar muerte¡ 

Córrele, córrele, córrela, 
por aquí, por allí, por allá, 
córrele, córrele, córrela, 
córrele, que te van a matar!


Victor Jara por Ernesto "Che" Guevara

A 48 anni dalla morte dell'uomo

El Aparecido - Inti Illimani+Quilapayun



 hasta la victoria siempre, comandante Che Guevara, el aparecido




giovedì 8 ottobre 2015

Galassie

Nel buio cerco ancora tracce del bagliore verde di un raggio di luna.
Incessantemente il mio respiro indaga gli spazi vuoti tra il mondo che ci ha visto partire e quelli che potranno ospitarci. Nessuna ansia, come se il tempo non dovesse avere un termine, pur sapendo che questo non potrà essere. Ma ciò che è fuori dal mio campo d'influenza non può far parte dei miei pensieri attivi. Questo viaggio è il regalo più bello che la vita mi abbia mai fatto. Mille idee illuminano il cielo attraverso la nostra via lattea che conduce alla prossima meta, il prossimo progetto, il prossimo profumo, le prossime parole che ci faranno sorridere o ci provocheranno una lacrima. 
Il sentiero che ho deciso di prendere non prevede scorciatoie e non importa quante battaglie dovrò affrontare, quanti mostri uccidere, quante astronavi abbattere. Non importa a quante pressioni dovrò rispondere per restare me stesso, ma lo farò. 
Chiedimi se sono felice. Risponderò tuffandomi nel verde del solo specchio che rifletta davvero il senso del mio viaggio, nel paesaggio infinito di uno sguardo, in quel brodo primordiale dove le emozioni diventano idee e il mio cuore trova il miglior terreno per rifiorire. Il giardino segreto di un altro pianeta, un'altra galassia, un'altra notte a venire.



martedì 6 ottobre 2015

Sogni

Ci sono pensieri che abitano in noi da quando abbiamo raggiunto l'età cosciente. Coabitiamo con essi per un periodo lunghissimo senza vederli, come se vivessimo a differenti piani dello stesso palazzo. Li sentiamo crescere dentro con la sfrontatezza di chi sa ciò che vuole e non si lascia intimorire dal rumore assordante delle cose ordinarie che bivaccano nelle nostre giornate. Ne udiamo le voci, talvolta ne comprendiamo le parole e ci pare di vederli, aldilà dei muri di anonima quotidianità che il mondo ci costruisce attorno. Poi li sentiamo salire le scale e suonare alla nostra porta, sempre assolutamente inattesi. Hanno un aspetto familiare eppure ci lascia senza fiato scoprire che esistano veramente. Sono i nostri sogni, che cambiano le regole della nostra vita, danno un senso al nostro esistere e realizzano la parte di noi che regaleremo al mondo. 
Potranno essere parole, idee, progetti, espressioni di un sentire artistico, di un pensiero razionale o dell'irrazionalità di ciò che deve essere, l'Amore innanzi tutto, prima e sopra ogni altra cosa. Potrai essere tu stesso parte del sogno di qualcuno che ti ha aspettato da sempre per completare il proprio e potrà essere il mondo ad aver bisogno di un tuo sogno, perché l'orologio dell'umanità continui a scandire il suo tempo.
I sogni esistono, vivono e respirano con noi. Non basterà una vita di adattamenti "dovuti" ad abbatterli e non permettere a niente e nessuno di metterli alla porta. 
Dove nascono i miei sogni vivono i tuoi, da sempre. 


giovedì 1 ottobre 2015

Indissolubilmente

Silenzio. Non ci sono parole per riempire ogni notte. La luna ci osserva, quieta e paziente, invitando il nostro buio ad abbandonarsi alla sua luce. Ci sarà altro spazio per le parole quando il sole si alzerà domattina. Qui ed ora rimangono l'emozione e il coraggio di credere ai tuoi occhi accesi, che osservano la tua vita e raccontano la mia, tracciando il confine che separa un sogno dalla sua materializzazione. Sino al risveglio, quando le lacrime saranno asciutte ed il loro sale brucerá sulle mie labbra. Indissolubilmente parte di me.


venerdì 25 settembre 2015

Autunno.

Un brivido lungo la schiena dovuto ad un tessuto troppo leggero dà il primo segnale che i lunghi giorni di sole sono quasi finiti. La pioggia che non dà ristoro ma abbatte la temperatura è il secondo indizio di questo passaggio. Non occorre dirsi nulla di più, basta osservare l'intensità della luce che si attenua, attribuendo un tono più caldo ai colori. Sottile quanto una foglia caduta dall'albero, la malinconia che avvolge le cose ed accompagna questa stagione, nasce al sempre più anticipato crepuscolo. In quell'istante la nostra mente apre una finestra affacciata sul mare del tempo e fa riaffiorare i ricordi, perchè questà è una stagione e quello è un istante in cui tutto riemerge. Il ricordo dell'estate che è appena trascorsa lo colgo dal colore ambrato della pelle che ancora non ha ceduto al freddo il proprio calore. Riaffiora il pensiero di tutti gli altri inizi d'autunno vissuti, tra scuole e libri, matite e quaderni, carte d'ufficio utili al mondo quanto la noia che le accompagna, progetti inattuabili e idee da sviluppare, cose da fare, case da costruire che avremmo voluto ultimare ma delle quali talvolta resta solo lo scheletro. Ritornano i pensieri delle persone che hanno attraversato le nostre vite e ancora ci accompagnano dentro ovunque, nascoste un millimetro dietro al sorriso incerto che riusciamo a  mediare col mondo. Ritornano a galla gli obiettivi nascosti un tempo nel cassetto in fondo all'armadio, in attesa che il domani potesse diventare un giorno migliore, che io potessi diventare una persona migliore.  
La sera scende sui miei pensieri e l'autunno mi invita a correre fuori da questa stanza. Le luci si accendono ed io mi tuffo nel loro abbraccio. La notte è chiara.


mercoledì 23 settembre 2015

Corridoi

Percorro questi corridoi apparentemente infiniti che mi conducono, passo dopo passo, alle sale del mio strano museo dove ritrovo la mia anima e la luce ci accoglie. Indicibile e grandiosa, gradevolissima e mai abbagliante, essa ci indica la verità, l'affermazione innegabile di ciò che siamo. Non serve opporsi o fingere, né sottovalutarne la forza dirompente, che apre porte, abbatte muri e recinzioni mentali per offrirci la nostra immagine riflessa sullo specchio d'acqua attorno al quale riposano le nostre combattute e camuffate solitudini. Possiamo osservarci tra sorpresa e stupore, sicuri che per tutto il resto mondo, oltre lo specchio, tutto questo apparirà distorto, diverso quando non completamente oscuro. Ma noi restiamo lì, in piena luce, a cogliere il vero motivo per cui vale la pena esistere. Qui e ora sarà sempre e ovunque noi saremo. E lungo questi corridoi apparentemente infiniti non esisterà più il tempo così come lo abbiamo conosciuto. 


domenica 20 settembre 2015

L'eredità della scrittura

A testimonianza della bontà dell'insegnamento socratico, Marc Augé ieri ha risvegliato in me alcuni concetti che mi appartenevano da sempre e giacevano dormienti in una zona inesplorata del mio esistere.
La scrittura, il demone che ha bussato alla mia porta sin da quando ero ragazzo, è innanzi tutto un atto volto a riconoscersi vivo ed una dichiarazione di fiducia e di appartenenza indissolubile al genere umano. Alla parola scritta, infatti, affidiamo un compito di cui non possiamo percepire appieno la portata, in quanto chi scrive non conosce necessariamente il lettore e quale influenza produrrà su di lui, ma che è una chiara traccia di noi stessi che lasciamo in eredità.
In eredità a chi? Chi può essere interessato a ciò che si scrive? Non è dato saperlo, ed è proprio in questa chiave che va letto l'atto di fiducia verso il genere umano. La passione per l'altro, inteso anche solo come frammento di uno specchio di sé, è nel nostro codice genetico. All'interno di questo potrà compiersi la miracolosa corrispondenza di chi leggerà e farà proprio quello spirito lasciato nelle parole. Ogni parola scritta, quando diventa atto compiuto, sia essa poesia, romanzo, relazione, saggio o anche semplicemente lettera, non ci appartiene più ma è già un nostro lascito e diventa parte della nostra eredità al mondo. Un mondo spesso sordo, cieco e distante verso il quale, scrivendo, rinnoviamo una fede irrazionale. Fortunato chi trova luce e vede raccolti anche piccoli segnali di corrispondenza.

Carpi - Piazzale Re Astolfo -  19 settembre 2015 - Marc Augè - La scrittura fra eredità e avventura



martedì 15 settembre 2015

La stanza a righe e quadretti

Varcando la soglia di questa sala, si risulta attratti dal profumo dolce del legno temperato delle matite, della grafite, dalla polvere di gesso sulla lavagna e sulle dita. 
Ebbene si, si va a scuola! 
Dopo aver navigato nel limbo di una prima infanzia molto domestica (i nidi erano quelli dei canarini sui nostri balconi, gli asili erano quasi solo sagrestie molto spartane con suore da incubo) si mettono i piedi in acqua e si spinge il nostro guscio verso il largo.
Un bambino aspetta davanti al cancello, osservando con occhi sgranati l'edificio che lo ospiterà. Lo conosce da quando è nato ma non lo ha mai visto così. Questo è l'altrove che il suo mondo prospetta, anche se dalle finestre si vedrà il balcone di casa. Tutto sembra lontano, come l'estate che è finita da un pezzo. La scuola inizia ad ottobre e le foglie sono irrimediabilmente gialle, così come le prime ghiande che cadono dagli alberi del giardino che circonda l'edificio. Ai tempi non ci si curava di impattare l'emotività con attività di inserimento, colori studiati da scienziati per far sentire a proprio agio gli alunni nelle aule. Tutto però era bianco e pulito e non c'era scuola che non fosse circondata da un giardino. C'era bisogno di imparare le stagioni osservandole. 
Si entra in classe a fianco di un plotone di sconosciuti nei grembiuli neri con fiocco azzurro o bianchi con fiocco rosa. Quanta curiosità suscitano i grembiuli bianchi? La maestra scrive alcune parole alla lavagna e capisce chi sa leggere e scrivere. Si, lo so fare, anche se per scrivere "casa" arrivo a bucare la pagina a furia di cancellare e riscrivere. Non so disegnare. No. So scrivere e leggere ma non fatemi disegnare! Io ho un altro alfabeto. E invece no. Bisogna disegnare. Alla fine di ogni pagina scritta deve seguire un disegno che la rappresenti. Oggi tutto questo mi ricorda qualcosa. 
La maestra parla lentamente e sembra davvero felice. Ha una voce profonda e rassicurante, ma non è la mamma di nessuno. E senza alcuno scrupolo ci mette davanti agli occhi i nostri errori. Quanto è difficile accettarli? Quel microscopico buco sotto la parola "casa" ha le dimensioni di una voragine che vuole inghiottire tutta la mia già relativa buona volontà.
La carta bianca dei quaderni appena aperti possiede però un profumo stupendo, che prefigura un monte di cose che farò mie per sempre. Le pareti ancora spoglie, la cartina alla parete, tutto sa di nuovo ed è senza tempo. Ma ciò che più è nuovo sono io, che ho imparato qualcosa e che porterò a casa con me. Aprirò i miei quaderni e farò vedere dove sono stato capace di arrivare.
Suona la campanella. Secca e metallica, sembra quasi un allarme. La fine di un giorno. Il 1 ottobre 1972. Un inizio.





venerdì 11 settembre 2015

Nella luce di Jean

Grande e terribile il destino del poeta, di dover ricorrere al proprio alter ego per mediare l'incongruenza della sua immagine nuda con quella della sua ombra, proiettata sulla strada della propria vita terrena. 
Perché fare poesia? Perché giocare con pensieri, parole, immagini e suoni? Perché dare materia a quanto di più immateriale esista, ovvero il sentire umano? Renderlo emozione, sensazione, sapore, percepirne la consistenza e coglierne il profumo?
Penso che l'arte sia una forma estrema di amore, in cui l'artista stesso si trasforma in linguaggio attraverso cui la sua essenza trasfigura nella materia che nutre l'anima di coloro che ne fruiscono. E il brivido di ciascuno diventa il richiamo di chi percepisce il demone che lo segue. 
In piena luce deve andare il poeta.
L'uomo è nella notte. L'arte, come l'Amore, è luce.



Jean Cocteau - Il testamento di Orfeo

martedì 25 agosto 2015

Trieste

Trieste è un confine ed in quanto confine contiene tutto ciò che è di passaggio. In questo senso è l'emblema stesso dell'esistenza e ci ha messo un attimo a diventare un luogo dove la mia anima ha ripreso a volare. Non c'è una cosa sola su cui soffermarsi, ma tutto è sostanza e al tempo stesso metafora di qualcos'altro. Il mare, il bosco, la salita, il precipizio, la profondità del terreno carsico che contiene altri mondi rispetto a quelli in superficie, l'approccio della gente, i caffè da condividere e gli angoli silenziosi, le facciate austere e grandi da capitale che nascondono le stradine di paese. Tutti mi hanno parlato di diverse anime, ma i miei occhi hanno percepito una realtà sola che le raccoglie tutte. Unica. E non mi sorprende affatto che uno spirito profondo come quello di James Joyce o uno speleologo dell'animo umano come Italo Svevo vi abbiano trovato porto e fucina per le proprie opere. I luoghi dell'anima si riconoscono in un istante e Trieste è uno di questi, dove la coscienza si esplicita in un flusso incessante e vivo che scorre senza pause senza punteggiature in un intreccio di cose che è il tessuto essenziale del nostro vivere.







venerdì 21 agosto 2015

Emisferi

La mia irrequietezza è come il vento che muove le foglie: a volte non lo senti, ma c'è sempre. Non riesco a posarmi e riposarmi in un luogo che subito volo da un'altra parte. Voglio sapere e non vivere di ricordi. I ricordi mi accompagnano sempre, ma non mi spostano mai di un millimetro da ciò che so. I miei occhi cercano dentro ciò che non posso vedere qui e ora. Debbo evocare i miei occhi lontani, così profondi da sembrare infiniti, con cui riesco ad osservare le cose vere della mia vita. E non esiste nulla al mondo che mi attiri più della luce. Quella luce che inseguo e che corre sempre oltre la linea dell'orizzonte verso un altro emisfero. Nella mia mattina c'è il suo riposo, nella mia sera il suo fulgore e nella mia notte il suo tramontare. Senza soste la inseguo e la inseguirò ovunque. E ci raggiungeremo. Per partire di nuovo. Insieme verso altri emisferi.




venerdì 14 agosto 2015

La mia calcolatrice

Nel perdurare pigro di questo calore estivo, così poco incline a consentirci di mantenere la dovuta lucidità, pigio sui tasti della mia calcolatrice, producendo lo stesso sforzo che metterei nel sollevare i massi con cui gli egizi costruirono le piramidi. Mi costa fatica tirare le somme, dividere le cose, moltiplicare gli sforzi e sottrarre energie al riposo che dovrei dedicare alla mente e ai miei occhi. Pigio sul tasto "uguale" ed il risultato è quello che appare ai miei occhi. Lo osservo e sorrido. Cambio le operazioni, i numeri, le combinazioni e i fattori, ma il risultato resta sempre lo stesso. Si è guastato qualcosa? No. forse ho trovato la risposta al groviglio di fili che ho in testa. Allora guardo l'orologio e... Si, ok... la vita è fatta di numeri, ma io sono fatto principalmente di sangue, passione e poesia.






giovedì 13 agosto 2015

Nella cattedrale

La mente umana è uno spazio infinito in cui vagano, senza meta apparente, gli abitanti della nostra coscienza. Questi sono viaggiatori vagabondi alla ricerca di un'uscita, di un punto di contatto, di un luogo dove possano celebrare la propria esistenza e divenire idee, pensieri, azioni, emozioni. Cercano la porta della comunicazione, perché noi siamo esseri sociali anche quando la misantropia ci attanaglia. La chiave per uscire, poi, non spezza sempre il silenzio esteriore, ma traduce ogni dettaglio in messaggio e lo codifica, cercando di sintonizzarsi sulla frequenza del destinatario.
Il silenzio è una cattedrale abbandonata dalle parole dove si accampano tutti i linguaggi che l'animale sociale conosce. Sta a noi governarli e condurli in modo che il nostro messaggio arrivi fuori, dove noi vorremmo che arrivasse. Sta a noi far capire che il nostro silenzio contiene un universo intero e che il nostro fiume di parole non serve solo a bagnare distese infinite di campi incolti.




martedì 11 agosto 2015

Silenzio e Solitudine

Vorrei avere un aforisma ed una riflessione al giorno per dispensare saggezza e profondità, ma tante volte l'umanità mi provoca solo silenzio e solitudine.


venerdì 7 agosto 2015

Vacanza / Essenza

Vacanza mi parla di vuoto e di assenza, di necessità di ricomporre, ricostruire, riciclare idee su tutto ciò che non è stato e forse non sarà, perché tutto ciò che è, resta. Mi parla del bisogno di affrancarsi dal pensiero che cerca un riposo, affollando le ore di mille soli o di un faticosissimo buio che li contenga tutti. Mi parla della ricerca di sé e della sua negazione, per tornare e ritornare, partire e ripartire e rinegoziare il bisogno di sentirsi diversi nell'apparente perpetuo ripetersi delle cose. Vacanza è per me l'anarchia del riposo, l'impero della libertà, il dove ma non il quando. Vacanza è viaggiare nella tua valigia alla scoperta di un mondo lontano. In fondo viaggiare non è vacanza, ma l'essenza del ricercare. E noi ci troveremo sempre, oltre qualunque orizzonte su cui fisseremo lo sguardo.






domenica 2 agosto 2015

Le pietre urlanti.

Ci sono luoghi che degradano il loro tempo in un anonimato assoluto e crescente. Luoghi anche affollatissimi, ma impermeabili ad intridersi delle storie di chi li ha vissuti nel susseguirsi degli anni. I non luoghi per eccellenza sono proprio le stazioni o gli aeroporti. Ma non è così ovunque.
A due passi da qui, in questa pianura dove le persone debbono metterci del loro per immaginarsi un mondo meno piatto, a una mezz'ora di macchina, c'è un luogo che frequento abitualmente ogni settimana: la stazione di Bologna.
Davanti al binario 1 c'è una sala d'attesa già vecchiotta, anche se ha giusto circa una trentina d'anni. Sul pavimento della parete rivolta ai binari è scavata una piccola conca e su di essa una grande lapide in granito su cui appaiono i nomi e le età delle ottantacinque vite spazzate via la mattina del 2 agosto del 1980.
Io ogni tanto mi fermo, osservo quei nomi, e mi sembra di vedere, in quel monumento vuoto fatto di un elenco e di un piccolo, simbolico scavo, il ritratto esatto del baratro in cui è precipitata la coscienza civile italiana, incapace di emanciparsi dall'interesse di parte e dalla rassegnazione verso il potere costituito. 
Proprio dagli anni ottanta arrivò questo messaggio di capitolazione e l'invito ad occuparci di altro,  a divertirci e non pensare, perché "tanto non serve a niente e non cambia nulla".
Io invece ancora oggi non mi rassegno a questa morte civile e cerco di dare voce ad ogni pietra che parla, talvolta persino urlando, una storia, non importa quanto piccola o grande, che possa insegnare qualcosa e far vivere meglio tutti, anche solo grazie a una minima consapevolezza acquisita o ad una piccola emozione che, vibrando, accenda qualcosa nelle nostre coscienze.
E penso spesso a quei ragazzi che se ne andavano in vacanza quella mattina, a quelli che andavano a lavorare o che semplicemente passavano di lì in quel momento e che furono azzerati dal delirio di una cattiva coscienza che valutò di avere diritto di vita e di morte sul sentimento di libertà di un'intera nazione, sul suo diritto di vivere senza paura. Quella gente merita il nostro impegno quotidiano per cancellare le ombre sulle nostre coscienze e restituire speranza alle generazioni future. Quelle pietre urlano ogni giorno il loro messaggio nelle nostre coscienze. Non possiamo sottrarci. Non più.


  

lunedì 27 luglio 2015

Sfumature

Nella mia tavolozza ci sono un'infinità di sfumature. E mi piace comporne sempre di nuove. Rappresentare le impressioni della mente in un quadro fatto di parole e sensazioni, attese e imminenze.  Sono solo le sfumature a spostarci una percezione nel campo delle emozioni. Ogni parola è uno sguardo tracciato e si interseca con altre definendo spazi e profondità diverse. I ritmi differenti, posti sotto una luce alta e incontrastabile, si armonizzano nella lentezza e nella tenerezza di un attimo che si prolunga indefinitamente. E che resta. E così voglio restare qui ad osservarti in ogni tua sfumatura, in ogni tua declinazione, dalla chiara promessa dell'alba alla fontana d'oro al tramonto. Perchè tu sei questo giorno ed ogni mio giorno a venire. Sei il mare, la terra ed il cielo. E di notte diventi lo sguardo sul mondo mediato dal cuore. Sei tutte le mie sfumature e tutto ciò che resta oltre la linea dell'orizzonte.
Il mio pensiero. Il mio essere.

    Tramonto a Calamosca - Foto by Fabiana Casula

domenica 19 luglio 2015

Compleanno rev.50.0.

Non mi occorre lo specchio per vedermi, basta guardarmi dentro. E dentro vedo una vita scorrere, ma non è il tempo a scandirne la successione. Che senso ha il tempo? Questo mio tempo di attese infinite per una goccia di pioggia ristoratrice? Nessuno, se la goccia di pioggia è il tutto che mi occorre ed il resto viene dopo. La destrutturazione della vita dal piano del tempo a quello della qualità di ciò che si vive ridisegna il percorso con una scala di valori completamente diversa. E non importa davvero nulla di quanto è trascorso e di quanto mi resta. Ed è altrettanto chiaro che si vorrebbe la felicità costante e permanente senza alcuna scadenza, ma la quantità è un fattore fuori dal nostro controllo, dunque non è rilevante nel mio agire. Importa ciò che riesco a mettere di qualità nel mio esistere, che come quello di ciascuno è fatto di frammenti. Importa ciò che riesco a costruire, l'amore che metto nel fare e nelle relazioni umane, nell'aggrapparmi a uno sguardo e generare un sorriso in chi amo, stimo o anche solo rispetto. Ogni nostra conoscenza è un ricordo, un insieme più o meno strutturato di concetti ed esperienze. Per vivere una vita degna basterebbe non dimenticare mai che siamo fabbriche di ricordi non nostri. Lascerò dunque ad altri il piacere di soffiare sulle cinquanta candeline della mia torta, io conserverò il fiato per baciare il mio Amore.





lunedì 22 giugno 2015

Giorno 8 - Musica provenzale

Lasciare la Catalogna non è stato facile. La cordialità della gente, la bellezza dei luoghi, la dolcezza del clima incredibilmente soleggiato e ventilato che ti cuoce e ti rinfresca continuamente, la bontà del cibo a prezzi inimmaginabili solo a 150km più in là, oltre il confine francese, ha impregnato davvero questa partenza di tanta nostalgia e voglia di ritornare.
Non so se riuscirò o quando potrò farlo, ma la voglia di ritornare è certamente tanta, magari conoscendo meglio la lingua, per sentirmi ulteriormente a mio agio.
Il ritorno in Francia dopo sei giorni avrebbe dovuto essere una sorta di ritorno a casa, per me, in un luogo dove la lingua mi è più familiare e dove so meglio come muovermi.
Invece l'impatto è stato diverso e mi sono apparsi subito evidenti i difetti francesi rapportati ai modi caldi spagnoli. La distanza con cui si rapporta il tuo interlocutore è enorme rispetto a quella spagnola e i luoghi peggiori, da questo punto di vista sono le località turistiche. Probabilmente meglio un alberghetto nella campagna della Vaucluse che il mega hotel griffato incastrato sotto al Palazzo dei Papi. Location stupenda: arrivo in auto al garage interrato sotto al Ponte d'Avignone con posto riservato e accesso diretto all'hotel, il quale ha una doppia uscita: la prima sulla porta del Rodano (il centro Avignone è ancora circondato da un cinta muraria) che dà accesso al ponte St Benezet, la seconda sulla scalinata che porta alla parte alta della Piazza del Palazzo dei Papi. Sono però bastate poche parole con la concierge per capire la distanza che separa due popoli. E la ragazza francese è stata gentile, professionale ed inappuntabile nel suo ruolo. Mancava solo quello che chiamiamo l'umanità, ovvero l'idea che avere a che fare con una persona fatta come te di sangue ed emozioni sia meglio che un pannello touch screen a cui chiedere risposte. 
Superato l'aspetto umano, ripetutosi anche al ristorante, Avignone resta una città stupenda popolata di gente stupenda che ama vivere e anche divertirsi. 
Anni fa ero capitato durante il festival del teatro, questa volta c'era la festa della musica. Qui le cose nascono spontanee. Ogni piazzetta, ogni angolo di strada che consentisse farlo ospitava gruppetti di musicisti di ogni genere, dalla piccola banda popolare al gruppo reggae, al rockettaro di turno, alle improbabili coppiette da Varietè Francaise. Non mancavano dj più o meno improvvisati, angoli di discoteca ricavati dai marciapiedi davanti ai negozi più improbabili in quanto a relazione con la musica.
C'era totale spontaneità e questo rendeva le strade e le piazzette alberate, stracolme di gente, dei luoghi bellissimi in cui perdersi, lasciarsi andare o anche solo passeggiare senza meta. Così ho fatto sino a non sapere più dove mi trovassi, ma questo smarrimento è stato assolutamente piacevole e quando mi è stato chiesto quale strada dovessimo fare per ritornare in albergo ho risposto che non lo sapevo, ma sarebbe stato sufficiente ripercorrere all'indietro lo stesso percorso, trovando riferimento nei gruppi di musicisti che avevamo incontrato. In questa atmosfera quasi fiabesca mi sono riconciliato con la Francia che conosco e che amo, lontana dal suo americanismo omologante patologico che la sta portando a mantenere il belletto senza avere più un volto.

Profumo del giorno: l'aroma di lavanda che si respira ovunque per le strade di Avignone
Colore del giorno: il giallo del sole al tramonto sui muri del Palazzo dei Papi 
Sapore del giorno: tutto in salsa bearnaise
Suono del giorno: tutti i suoni del mondo, ogni genere musicale accompagnato da un frinire assordante di cicale.
Tocco del giorno: le pareti porose dei muri avignonesi.








domenica 21 giugno 2015

Giorno 7 - Arte e (è) fatica.

L'ultimo giorno a Barcelona è stato dedicato all'arte e alla fatica.
L'arte attraverso la visita alla Fondazione Mirò, al Parc Guell e alla chiesa di Santa Maria del Mar. La fatica per aver scalato sotto un sole feroce il Montjuic, la collina del Parc Guell ed il caos del sabato ai magazzini del Corte Inglés.
Raggiungere la Fondazione Mirò a piedi dall'uscita della metro Paral-lel è stata un'impresa fisica. Ridotto come un essere umano normale non dovrebbe essere e pure infastidito da questo fatto, ho atteso di riassumere un aspetto dignitoso prima di armarmi di audioguida e di immergermi nei colori e nelle simbologie del grande artista catalano. Aria condizionata a livelli americani (molti frigoriferi sono tarati su temperature più elevate) e un bel cortometraggio sul percorso artistico di Mirò mi hanno rilassato e ricondotto su un piano di assoluto piacere mentale per ciò che stavo vedendo. La semplicità che non significa semplificazione, perchè la complessità che non c'è nel tratto è controbilanciata da un simbolismo che rende ricchissima di spunti ogni opera di Joan Mirò. Questo detto da uno come me che non ha studi di storia dell'arte alle spalle, nè una smodata passione per l'arte moderna. Ma Mirò mi ha sempre colpito. Non a caso, un particolare di un suo disegno della serie delle "Costellazioni" è stato il primo poster artistico che a quindici anni appesi nella mia camera da letto, nella mia stanza delle nuvole.
Risalito il Montjuic sino allo stadio olimpico (che ha una struttura di edificio neoclassico sorprendente ma tutt'altro che affascinante), ho scoperto che avremmo potuto raggiungere la cima del monte attraverso un sistema di scale mobili comodissimo che parte da Plaza de Espanya e raggiunge il Museo d'arte di Catalunya, un edificio a sua volta neoclassico in stile spagnolo, con un sistema di cascate d'acqua spettacolari che raggiungono Plaza de Espanya.
Il pomeriggio al Parc Guell è partito cercando di individuare la fermata della metro più comoda per raggiungere il parco con l'edificio disegnato da Gaudì. Fatica sprecata. Il parco è raggiungibile comodamente solo in taxi. Le uscite della metro sono entrambe comunque premonitrici di faticate assolute. Abbiamo dovuto affrontare uno strappo di salita del 25% prima di raggiungere un altro sistema di scale mobili che ci portava ad un ingresso del parco. Ovviamente sotto un sole sempre più feroce.
Deludente solo il fatto che sia stato messo a pagamento l'accesso all'edificio di Gaudì, considerando che la parte più interessante (la terrazza) è uno spazio completamente all'aperto ben visibile anche senza l'acquisto del biglietto.
Al di là delle opere di Gaudì, il parco presenta una vista su Barcelona davvero stupenda, che porta gli occhi dalla Sagrada Familia sino al mare.
Scesi a valle nuovamente abbiamo ripreso la metro verso Jaume I. Santa Maria del Mar non abbiamo potuta visitarla approfonditamente perchè in essa si stava celebrando un matrimonio, ma la bellezza delle navate mi è rimasta impressa.
Espletate le fatiche commerciali al Corte Inglés, tempio pagano di mia figlia che ha guardato ogni vestito esposto, l'ultima nota spagnola è sulla cucina.
Si paga pochissimo per mangiare, meno che in Italia, molto meno che in Francia. Il menu di tapas di questa sera prevedeva affettati e formaggi misti spagnoli, crocchette ai funghi, gazpacho, cozze marinate, gamberoni saltati e una tagliata di manzo piccante, pan y tomate, dolce, bevande e caffè a 19 euro effettivi, non solamente dichiarati sulla carta. E si parla di roba fresca e di buonissima qualità, non di pacchi per turisti. 

Salutiamo dunque la Spagna con la precisa sensazione di aver aperto una porta verso un mondo che merita altre visite, altri approfondimenti, altre emozioni.

Profumo del giorno: gli alberi e la polvere al Parc Guell
Colore del giorno: Il rosso del sole di Mirò.
Sapore del giorno: il gazpacho rinfrescante di fine giornata
Suono del giorno: i musicisti di strada. Hotel Calificornia del chitarrista slovacco e Take Five della sassofonista della metro.
Tocco del giorno: I capelli bollenti di mia figlia sotto il sole del Parc Guell


Le cascate sotto al Museo Nazionale d'arte Catalana


Le colonne che portano a Plaza d'Espanya.


Barcelona vista dal Parc Guell


Gamberi alla bilbaina


Ancora casa Batllò a fine serata



sabato 20 giugno 2015

Non sono due anni?

Viaggiare è aprire una fabbrica di ricordi che, quando la si condivide con altri, ci responsabilizza maggiormente, in quanto ogni nostro gesto, parola o cambio d'umore interagisce con quella altrui e ne cambia gli esiti. Per questo oggi ho cercato di tenermi dentro quello che avevo. Era sabato ed era un sabato che nella mia memoria corrispondeva al primo anno senza mia madre. La mancanza delle persone ti si manifesta sempre in maniera subdola mentre fai altro e teoricamente dovresti pensare ad altro. Ma io non posso dire che questo mi accada, perchè il pensiero di ciò che è stato non mi abbandona un attimo, così come l'ineludibile vuoto che resta. Un vuoto che ciascuno di noi cerca di riempire come può, con pensieri, gesti, parole, atti concreti quotidiani che perpetuano il modo di essere di chi non c'è più nella vita di chi rimane. Mi ha fatto sorridere mio figlio quando mi ha detto: "Ma non sono due anni?". No è solo un anno. Questo per dire quanto grande gli deve essere parso qusto periodo di tempo. A me sembra passata una vita intera.
Questo vuoto io l'ho riempito di cose, di parole e persone che mi fanno andare avanti nella vita con la felicità che mia madre manifestava attraverso le cose che faceva. Chi se ne va lasciando un'eredità fatta di emozioni prima che di cose materiali, credo che abbia raggiunto il massimo possibile tra gli obiettivi. E questo resta.


Giorno 6 - Mes que un club...

C'è tanto marketing dietro al successo planetario del Barcelona FC, ma è un marketing che non perde di vista i valori fondanti di un modello sociale. Un azionariato popolare vastissimo di circa 170 mila soci porta tanti a sentirsi parte attiva nelle cose societarie, a partire dall'elezione del presidente. Risulta dunque naturale spendere aggiuntivamente sempre qualcosa per quell'entità di cui sei parte e questo comportamento crea spirito di emulazione anche in chi entra in contatto con questo mondo. Non è secondario poi il fatto che il Barcelona sia una polisportiva che comprenda Hokey, Basket e Pallamano. Aggregazione. Influenzamento reciproco. Crescita.
Che dire, dopo la visita odierna al tempio laico del pallone, il Camp Nou, mitico per gli amanti del calcio in generale ed in particolare anche per gli italiani che qui vinsero nel 1982 una semifinale mondiale con la Polonia. Vedendo il manto erboso quotidianamente curato, più che a Messi e Neymar Jr la mia mente è andata a Bruno Conti che affonda sulla fascia sinistra, pennella il cross del 2-0 per Paolo Rossi (che qui in spagna divenne definitivamente Pablito) che si inchina davanti a tanta bellezza geometrica e di testa appoggia in porta. "Era un pallone che diceva 'basta spingere'" ricorda sempre Paolo Rossi. Era l'8 luglio 1982 e nella mente di un ragazzo di quasi 17 anni che allora seguiva molto il calcio, quella era l'apoteosi. Raggiungere la finale mondiale. E poi vincerla, quando si era partiti con la grande probabilità di fare una figuraccia e dovercene tornare a casa subito. Certe cose non si dimenticano. 
Io non sono e non sarò mai un tifoso, ma del calcio mi affascina la coralità del gioco, dove uno da solo non può (quasi mai) nulla e la capacità di azzeramento delle distanze sociali in nome di qualcosa che viene venduta per identità.  Risulta bello crederci, di tanto in tanto. Risulta bello pensare che, in nome di qualcosa, si possa fare, tutti insieme, il bene collettivo.
Su questo principio il Barcelona fonda il suo motto "Mes qui un club". E su questo basa il suo successo planetario a livello di immagine e di partecipazione.
Comunque la si veda e la si pensi sul calcio, venire a Barcelona e non passare al Camp Nou, visitarne il museo e respirarne l'aria, significa essersi persi un pezzo importante dell'identità di questa stupenda città.

Dopo questa overdose pallonara, il pomeriggio doveva essere di decompressione e così è stato con una lunga passeggiata di oltre tre ore dall'Eixample sino all'Arco di trionfo (sinceramente brutto), al Parc de la Ciutatela, al Passeig de Colom e dal monumento al navigatore nostrano su per la Rambla.
Io sono tra coloro che non amano più di tanto la Rambla. La trovo un posto caotico e troppo esclusivamente turistico. Si salva il mercato della Boqueria e la zona immediatamente circostante che rimane ancora impregnata di qualcosa di autentico. Basta fare pochi passi e si è però nella Ciutat Vella e nel Barrio Gotico. Lì puoi trovare ancora negozietti originali e piccoli angoli che restano autentici gioielli. 

Domani ultimo giorno a Barcelona, ma non del viaggio. Ancora Gaudì e... non so. Mi piace improvvisare.

Profumo del giorno: l'odore delle siepi al Parc del a Ciutatela
Colore del giorno: Blau-grana, ovviamente. Al camp Nou e sulla facciata notturna di Casa Batllò.
Sapore del giorno: La limonata fresca di Plaza del Palazzo Reale
Suono del giorno: un fiume di suoni, dalle note dell'inno del Barca al segnale della metro che ci riporta al Passeig de Gracia, dal fragore dell'acqua delle cascate al Parc de la Ciutatela allo slang misto di almeno 4 lingue che sento parlare continuamente. 
Tocco del giorno: l'erba del Camp Nou


L'ingresso 9 al Camp Nou.



Panoramica del Camp Nou


Più che un club...


L'ultimo acquisto in casa blau-grana...


La coppa vinta un paio di settimane fa contro gli amici juventini.


Il Parc della Ciutatela: le cascate


Facciata notturna di Casa Batllò