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martedì 25 agosto 2015

Trieste

Trieste è un confine ed in quanto confine contiene tutto ciò che è di passaggio. In questo senso è l'emblema stesso dell'esistenza e ci ha messo un attimo a diventare un luogo dove la mia anima ha ripreso a volare. Non c'è una cosa sola su cui soffermarsi, ma tutto è sostanza e al tempo stesso metafora di qualcos'altro. Il mare, il bosco, la salita, il precipizio, la profondità del terreno carsico che contiene altri mondi rispetto a quelli in superficie, l'approccio della gente, i caffè da condividere e gli angoli silenziosi, le facciate austere e grandi da capitale che nascondono le stradine di paese. Tutti mi hanno parlato di diverse anime, ma i miei occhi hanno percepito una realtà sola che le raccoglie tutte. Unica. E non mi sorprende affatto che uno spirito profondo come quello di James Joyce o uno speleologo dell'animo umano come Italo Svevo vi abbiano trovato porto e fucina per le proprie opere. I luoghi dell'anima si riconoscono in un istante e Trieste è uno di questi, dove la coscienza si esplicita in un flusso incessante e vivo che scorre senza pause senza punteggiature in un intreccio di cose che è il tessuto essenziale del nostro vivere.







venerdì 21 agosto 2015

Emisferi

La mia irrequietezza è come il vento che muove le foglie: a volte non lo senti, ma c'è sempre. Non riesco a posarmi e riposarmi in un luogo che subito volo da un'altra parte. Voglio sapere e non vivere di ricordi. I ricordi mi accompagnano sempre, ma non mi spostano mai di un millimetro da ciò che so. I miei occhi cercano dentro ciò che non posso vedere qui e ora. Debbo evocare i miei occhi lontani, così profondi da sembrare infiniti, con cui riesco ad osservare le cose vere della mia vita. E non esiste nulla al mondo che mi attiri più della luce. Quella luce che inseguo e che corre sempre oltre la linea dell'orizzonte verso un altro emisfero. Nella mia mattina c'è il suo riposo, nella mia sera il suo fulgore e nella mia notte il suo tramontare. Senza soste la inseguo e la inseguirò ovunque. E ci raggiungeremo. Per partire di nuovo. Insieme verso altri emisferi.




venerdì 14 agosto 2015

La mia calcolatrice

Nel perdurare pigro di questo calore estivo, così poco incline a consentirci di mantenere la dovuta lucidità, pigio sui tasti della mia calcolatrice, producendo lo stesso sforzo che metterei nel sollevare i massi con cui gli egizi costruirono le piramidi. Mi costa fatica tirare le somme, dividere le cose, moltiplicare gli sforzi e sottrarre energie al riposo che dovrei dedicare alla mente e ai miei occhi. Pigio sul tasto "uguale" ed il risultato è quello che appare ai miei occhi. Lo osservo e sorrido. Cambio le operazioni, i numeri, le combinazioni e i fattori, ma il risultato resta sempre lo stesso. Si è guastato qualcosa? No. forse ho trovato la risposta al groviglio di fili che ho in testa. Allora guardo l'orologio e... Si, ok... la vita è fatta di numeri, ma io sono fatto principalmente di sangue, passione e poesia.






giovedì 13 agosto 2015

Nella cattedrale

La mente umana è uno spazio infinito in cui vagano, senza meta apparente, gli abitanti della nostra coscienza. Questi sono viaggiatori vagabondi alla ricerca di un'uscita, di un punto di contatto, di un luogo dove possano celebrare la propria esistenza e divenire idee, pensieri, azioni, emozioni. Cercano la porta della comunicazione, perché noi siamo esseri sociali anche quando la misantropia ci attanaglia. La chiave per uscire, poi, non spezza sempre il silenzio esteriore, ma traduce ogni dettaglio in messaggio e lo codifica, cercando di sintonizzarsi sulla frequenza del destinatario.
Il silenzio è una cattedrale abbandonata dalle parole dove si accampano tutti i linguaggi che l'animale sociale conosce. Sta a noi governarli e condurli in modo che il nostro messaggio arrivi fuori, dove noi vorremmo che arrivasse. Sta a noi far capire che il nostro silenzio contiene un universo intero e che il nostro fiume di parole non serve solo a bagnare distese infinite di campi incolti.




martedì 11 agosto 2015

Silenzio e Solitudine

Vorrei avere un aforisma ed una riflessione al giorno per dispensare saggezza e profondità, ma tante volte l'umanità mi provoca solo silenzio e solitudine.


venerdì 7 agosto 2015

Vacanza / Essenza

Vacanza mi parla di vuoto e di assenza, di necessità di ricomporre, ricostruire, riciclare idee su tutto ciò che non è stato e forse non sarà, perché tutto ciò che è, resta. Mi parla del bisogno di affrancarsi dal pensiero che cerca un riposo, affollando le ore di mille soli o di un faticosissimo buio che li contenga tutti. Mi parla della ricerca di sé e della sua negazione, per tornare e ritornare, partire e ripartire e rinegoziare il bisogno di sentirsi diversi nell'apparente perpetuo ripetersi delle cose. Vacanza è per me l'anarchia del riposo, l'impero della libertà, il dove ma non il quando. Vacanza è viaggiare nella tua valigia alla scoperta di un mondo lontano. In fondo viaggiare non è vacanza, ma l'essenza del ricercare. E noi ci troveremo sempre, oltre qualunque orizzonte su cui fisseremo lo sguardo.






domenica 2 agosto 2015

Le pietre urlanti.

Ci sono luoghi che degradano il loro tempo in un anonimato assoluto e crescente. Luoghi anche affollatissimi, ma impermeabili ad intridersi delle storie di chi li ha vissuti nel susseguirsi degli anni. I non luoghi per eccellenza sono proprio le stazioni o gli aeroporti. Ma non è così ovunque.
A due passi da qui, in questa pianura dove le persone debbono metterci del loro per immaginarsi un mondo meno piatto, a una mezz'ora di macchina, c'è un luogo che frequento abitualmente ogni settimana: la stazione di Bologna.
Davanti al binario 1 c'è una sala d'attesa già vecchiotta, anche se ha giusto circa una trentina d'anni. Sul pavimento della parete rivolta ai binari è scavata una piccola conca e su di essa una grande lapide in granito su cui appaiono i nomi e le età delle ottantacinque vite spazzate via la mattina del 2 agosto del 1980.
Io ogni tanto mi fermo, osservo quei nomi, e mi sembra di vedere, in quel monumento vuoto fatto di un elenco e di un piccolo, simbolico scavo, il ritratto esatto del baratro in cui è precipitata la coscienza civile italiana, incapace di emanciparsi dall'interesse di parte e dalla rassegnazione verso il potere costituito. 
Proprio dagli anni ottanta arrivò questo messaggio di capitolazione e l'invito ad occuparci di altro,  a divertirci e non pensare, perché "tanto non serve a niente e non cambia nulla".
Io invece ancora oggi non mi rassegno a questa morte civile e cerco di dare voce ad ogni pietra che parla, talvolta persino urlando, una storia, non importa quanto piccola o grande, che possa insegnare qualcosa e far vivere meglio tutti, anche solo grazie a una minima consapevolezza acquisita o ad una piccola emozione che, vibrando, accenda qualcosa nelle nostre coscienze.
E penso spesso a quei ragazzi che se ne andavano in vacanza quella mattina, a quelli che andavano a lavorare o che semplicemente passavano di lì in quel momento e che furono azzerati dal delirio di una cattiva coscienza che valutò di avere diritto di vita e di morte sul sentimento di libertà di un'intera nazione, sul suo diritto di vivere senza paura. Quella gente merita il nostro impegno quotidiano per cancellare le ombre sulle nostre coscienze e restituire speranza alle generazioni future. Quelle pietre urlano ogni giorno il loro messaggio nelle nostre coscienze. Non possiamo sottrarci. Non più.