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sabato 10 agosto 2019

La Distanza

Pongo lo sguardo sull’orizzonte contando le sfumature lunari sullo specchio del mare. L’anima riflette e mille domande mi ronzano in testa, fastidiose e insistenti. Allora riempio il bicchiere e sorseggio la notte di un’estate matura. Quanto é distante da me il tuo pensiero? Che misura tiene a distanza questo mare dal tuo cielo? Sappiamo davvero poco di quanto regola il nostro sentire eppure ne riconosciamo i lineamenti anche ad occhi chiusi. Osservo il tuo sole sulla mia pelle anche quando fa notte e così tu mi accendi e riscaldi l’anima anche con la tua assenza. Ed io non faccio che attendere che arrivi il tramonto per confondere, nel buio rassicurante e frustrante, la forza di questa luce che é sorta in me e che si spegnerà con me, perché lo sai, avvicinarsi al sole fa sempre un po’ paura. Le parole non riescono a restituirci la vita, non ne faranno un ritratto, non descriveranno un ricordo, non tenteranno di abbozzare un proposito. Siamo semplicemente nello stesso orizzonte, malgrado le nostre distanze, per la sola gioia di chi saprà vederci.


venerdì 2 agosto 2019

Mal d’Africa.

Non c’è filo sufficientemente lungo per legare insieme questi miei pensieri nomadi. E allora li lascio cadere liberi e disciolti, confusi e arruffati, come reduci da un brusco risveglio, su questo foglio di carta virtuale.
Un tempo ci siamo seduti affiancati ed abbiamo composto parole osservando schiudersi il fiore d'Ibisco. Abbiamo camminato insieme lungo i giardini dei nostri castelli e, per un tratto, abbiamo creduto di veder sorgere l’alba di una nuova cometa. Ma era notte, ancora, ed era buia e profonda ed infida in modo sottile. Così ci ha lasciati soli, sdraiati, affacciati sul labirinto celeste. Vivo ancora la stessa emozione per quel crepuscolo che, in un attimo, ha saputo contemplare ogni istante del giorno. Ma ora lo osservo al contrario, come il negativo di una fotografia indelebile che ho stampato nell'anima. Io sento ancora il silenzio, e quel vuoto martella il mio giorno con ogni parola non detta. Non è nostalgia. Lo chiamano Mal d'Africa. In altre parole, forse, è la necessità di ritorno a ciò che non posso essere, ma a cui inevitabilmente appartengo.