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giovedì 27 ottobre 2016

Piccole luci

Pioggia a dirotto sulla terra che trema. Cammino nelle luci di questa città inerme e l'acqua a scrosci penetra i miei pensieri. In strada, lungo il mio cammino, incrocio gli occhi che regalano il nome a un personaggio del mio romanzo. Scambiamo due parole. Piccole luci balenano nel buio di questa calda notte d'ottobre. Sorrido, nonostante tutto ciò che in me lentamente crolla. Non c'è più quell'io di prima, quello che cercava stabilità ovunque. Tutto evolve, tutto muove in questo flusso incessante di cambiamento. E in questo scenario in cui mi sento un numero fra tanti, volgo il mio sguardo verso la sola luce di questi giorni. Ne colgo il privilegio e mi asciugo l'anima lentamente, aspettando e desiderando furiosamente che il riposo mi possieda, dopo oltre venti ore di lavoro e di veglia. Arriveranno altre parole. E la speranza di altre piccole luci,







mercoledì 26 ottobre 2016

Il salto

«Lo sai, mettersi ad amare qualcuno, è un'impresa. Bisogna avere un'energia, una generosità, un accecamento… C'è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa. Io so che non salterò mai più».
Jean Paul Sartre, “La nausea”

Rileggevo poco fa le parole di Sartre e riflettevo sulla loro stupenda aria tragica, mentre scrivevo qualche riga del mio libro che lentamente avanza. Sto scrivendo di un uomo che vuole rialzarsi ma che non sa come farlo. E non pensa di mettersi ad amare qualcuno. Mettersi ad amare qualcuno è un "qui e ora" supremo ed è quanto di più vitale appaia nel destino di un uomo. Eppure, in questo richiamo al presente, esiste una proiezione di sé in un futuro sognato difficile da vedere per chi è appena caduto. 
In fondo cosa desideriamo davvero quando amiamo qualcuno? Cosa ci spinge a saltare nel vuoto, a rischiare tutto ciò che abbiamo e che siamo? Forse solo la voglia di abbattere il silenzio in cui le nostre anime si agitano inquiete o la voglia di sancire una corrispondenza rara come i passaggi delle comete. E nel tragitto stellare che percorriamo compiendo quel salto, c'è tutto il senso e il valore del nostro viaggio, così votato all'irrazionalità da farci sentire in quegli attimi i soli esseri viventi in un universo che resta come sfondo, popolato da un'umanità distante, forse nemmeno vivente. Ma Icaro sempre si avvicina troppo al sole e le sue ali svaniscono, il salto si spezza e le cadute portano allo sconforto e alla nausea che ti fa dire "no, non salterò mai più". 
E allora sorrido, perché quella nausea, pur comprendendola, non appartiene né a me né all'uomo di cui scrivo -non ancora almeno- e mi affaccio sul precipizio quotidiano serenamente, lavorando, parola dopo parola, per costruire altre ali.




venerdì 21 ottobre 2016

Dies irae Des-ire

Non mi rassegnerò mai alla mediocrità della vita che passa solo perchè debbono trascorrere i giorni. Non mi arrenderò nemmeno allo sbiadito pensiero prudente che nasconde, dietro al paravento di una presunta saggezza, la paura della conseguente quasi certa inadeguatezza. Non mi adeguerò alla sciatteria delle menti che non sanno più desiderare. Non accetterò nemmeno che si possa guardare alle cose, qualunque esse siano, con pregiudizio.
Da subito voglio riempire i miei giorni di positiva follia, di desiderio e creatività, di giudizio non giudicante, circondandomi di menti aperte, acute e capaci. E se farò questo volo da solo vorrà dire che sarò pazzo davvero. Ma se troverò persa in cielo una luce, la porterò in me verso la volta di stelle, per accendere uno spicchio di notte a tutti coloro che sanno ancora cosa vuol dire sognare.



mercoledì 19 ottobre 2016

Veglia

La vita è più semplice se la si osserva anche con occhi diversi da quelli che siamo abituati ad usare. Nulla è improponibile se proviamo a varcare la soglia che va oltre il nostro vissuto. 
Ebbene si: non esiste solo ciò che conosciamo. Spostiamoci un passo più in là e troveremo uno sguardo diverso, una nuova speranza, un possibile affaccio sulla nostra felicità. Il nostro essere unici è la chiave per aprire le porte. Non appoggiamoci mai sul comodo divano degli stereotipi, si cadrebbe in una veglia torpida chiamata abitudine dalla quale ci si sveglierebbe comunque troppo tardi per vedere sorgere il sole.




martedì 18 ottobre 2016

Luna nuova

Il tempo non si può raccontare veramente, perchè è quanto di più immateriale caratterizzi le nostre vite. Nonostante questa chiara percezione, ciò che ci rimane di questo concetto è solo il suo contenuto. Il tempo è ciò che facciamo per farlo trascorrere. Così ho speso lunghe ore ad osservare la luna seguendone il ciclo. Ho visto nascere una falce che accennava un sorriso e l'ho seguita nel suo crescere lento, pulsante ed assoluto. Raggiunto il suo pieno, il suo scopo, la sua destinazione al centro del cielo, l'ho vista svanire e confondersi all'arrivare delle luci del giorno. Il vuoto nel cielo lo chiamano luna nuova. Ma di nuovo non c'è nulla. C'è solo un vuoto che parte alla ricerca il suo pieno. Un tempo che come un singhiozzo pare sospeso alla ricerca della sua destinazione, nell'attesa di una nuova notte e di una luna in cielo che illumini la nostra via.




venerdì 14 ottobre 2016

Sotto l'altare

Nessun pensiero oscuro. Nessun rancore. Taglio l'aria fredda di questi giorni certamente deluso da tanto e da tanti, in fondo un po' da me stesso che ancora mi ostino a cercare una via in un istituto per ciechi. Ma non sono certo meno convinto e consapevole che esista la luce, una luce della quale gli uomini non sanno cogliere nemmeno i riflessi. Troppe sovrastrutture, troppi vincoli, troppe ipocrite imposizioni nascondono la nostra possibile felicità sotto il tappeto ormai stantio di un presunto bene dovuto. Ma se ad ogni dovere corrisponde un comando chiediamoci sull'altare di quale bene superiore sacrifichiamo la nostra fragile, intermittente e crepuscolare felicità?



mercoledì 12 ottobre 2016

Uscire

Cristallizzo i pensieri in un susseguirsi di immagini. Non ho più voglia di attendere. Non ho più il tempo di attendere che arrivi il domani, lo debbo anticipare. Perché scrivere? Perché un romanzo ancora? E cosa debbo raccontare che già non sia stato detto, letto, mangiato e digerito? 
Vorrei possedere la conoscenza e la sapienza per scrivere saggi. I saggi sono monumenti che danno un'impronta al nostro paesaggio. I romanzi sono le case in cui viviamo. 
Dentro di me sento parlare le storie degli uomini. In me comanda un umore sempre mutevole e la mia quota di razionalità la riservo tutta al mio essere sociale, quello che respira e ha buon senso, quello che sopporta e guarda avanti, quello che gestisce e tenta di rispondere alle mille aspettative degli altri. Ma nella vita, appunto, c'è altro. E questo altro è negli altri. Nella mia vita ci sono altre vite, ci sono persone che passano ed altre che restano, ci sono libri che entrano dalla porta e non escono più. Ci sono storie che passano dentro e che debbono uscire. E questo è il tempo di uscire.




venerdì 7 ottobre 2016

Personaggi e Autori

Cosa resta di questo silenzio? Cosa rimane delle frasi interrotte, delle parole non dette? Rimane quel senso di sospensione che rende il tutto indefinito e, dunque, infinito. Ma l'infinito è un sentire proprio dell'amore, qualcosa che nasce nei silenzi di questa umanità rumorosa, caotica, legata all'ossessione cieca della sua scadenza e incapace di liberarsi dai cardini del vivere quotidiano in un intarsio di costrizioni e ricatti sociali risibili agli occhi di chi vede veramente. 
Dichiarare il proprio smarrimento nella speranza che qualcuno si metta alla nostra ricerca, fa sentire naufraghi all'ultima bottiglia, pionieri abbandonati su una pista deserta. Bisogna dunque trovare la forza, il tempo ed il modo per tirare fuori da noi tutto il non detto dandogli consistenza. Non lasciare che un'intenzione non diventi un tentativo, ma si traduca in qulcosa che possa diventare nutrimento quotidiano per sè e per gli altri. 
Se la misura del proprio esistere la si prende col metro del giudizio altrui si sarà sempre personaggi e mai autori. Ed invece ciascuno di noi, per dare pienezza al proprio esistere deve diventare autore di qualcosa di proprio, di qualcosa che non tema la scure di chi si veste da giudice solamente perchè non conosce davvero la stoffa degli uomini liberi. Chi è inquadrato è nel mirino. 




domenica 2 ottobre 2016

Nel castello incantato

Un castello incantato. Un vero labirinto fatto di volti, di incontri e di parole. La vita scorre in questo dedalo di corridoi saturo di porte che attraversiamo per sbarcare in stanze luminose affacciate sulla speranza o altre inquietanti dalle quali proveremo poi a scappare al più presto. La curiosità di vedere cosa appare oltre la prossima porta, ci conduce comunque sempre altrove. Altre volte, quando ci troviamo immersi nell'atmosfera di un ambiente che ci fa stare bene e che ci dona conforto, dobbiamo comunque partire. E la porta ci si chiude alle spalle, con un rumore sordo e definitivo. Le uniche regole di questo castello, infatti, dicono che non si può ripassare mai nella stessa stanza e che una porta chiusa non si riapre mai sulla stessa stanza. Un gioco impietoso. 
Tutto questo nostro affannoso cammino, questa ricerca continua di una stanza migliore, di una vera speranza, di una felicità che abiti in qualche passaggio segreto, di un nuovo luogo da raggiungere tra le migliaia, ci conduce comunque all'unica uscita. A quel punto non ci resta che affacciarci sul vuoto e imparare a volare.