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giovedì 27 novembre 2014

Nel Silenzio

Mi ascolto, nel silenzio di quest'angolo di terra. Sono sorpreso dall'assenza assoluta di suoni che pare circondarmi. È fluido, questo silenzio, e mi avvolge in un abbraccio dolce, senza tempo. Cullandomi, mi invita all'ascolto e nell'ascolto colgo mille sfumature del mio respiro, gli scricchiolii delle mie ossa ed il fluire incessante dei miei pensieri. Quanti pensieri mi hanno attraversato oggi? Quanti me ne rimangono  ancora? Non riesco a contarli mentre si aggrovigliano nella memoria in questa veglia costante, consapevole ed inconscia allo stesso tempo. Tutto confluisce in un unico pensiero: la mia coscienza, che sento scorrere unita e frammentaria in un caleidoscopio di immagini che mi riconducono al centro di uno sguardo sorridente. Nel silenzio percepisco la luna, dietro la coltre di umide nuvole colgo il suo occhio che attraversa le stagioni e mi accompagna ogni notte. Ovunque insieme comunque. Nel silenzio assordante di ciò che siamo.


Foto: Il teatro del silenzio



lunedì 24 novembre 2014

Il paradosso dell'Amore

Questo è il paradosso dell'amore fra l'uomo e la donna: due infiniti si incontrano con due limiti; due bisogni infiniti di essere amati si incontrano con due fragili e limitate capacità di amare. E solo nell'orizzonte di un amore più grande non si consumano nella pretesa e non si rassegnano, ma camminano insieme verso una pienezza della quale l'altro è segno.

Rainer Maria Rilke




Piccolo Manifesto

Vorrei trascorrere giorni a scrivere poesie e leggere dialoghi filosofici, ma mi trovo nel posto sbagliato nel tempo peggiore. Tutto ciò che nutre l'anima è ritenuto inutile, oggi che viviamo in un nulla travestito da tutto. Troppe piccole menti in auto troppo grosse. Troppi smartphone accesi all'orecchio di cervelli in stand-by.
Non bastano le funzioni vitali per ritenersi vivi. Non è sufficiente possedere l'ultimo modello per essere al passo coi tempi. Non basta essere giovani per capire il futuro o essere anziani per trasudare saggezza. Bisogna possedere qualcosa che ci elevi dall'istinto di conservazione, per progredire e capire ciò che ci circonda oggi e che cosa sarà il domani.
Per vivere veramente non bisogna adeguarsi al cambiamento ma essere il cambiamento. 
Bisogna opporsi al dogma che tutto ciò che è stato debba necessariamente essere ancora, perché questo giustifica anche i paradossi insensati della nostra società, per non parlare di quelli della nostra stessa vita. Perciò io guardo a ciò che è stato e che sono stato con il necessario spirito critico ed al futuro come un foglio bianco su cui disegnare ciò che non è l'oggi e che non sono io oggi. Qualsiasi cosa appaia sarà comunque diversa, fosse anche solo un cane che abbaia alla luna. 
La mia eresia odierna è di fatto il mio credo di sempre e con la penna ripescata dal fondo di una tasca, traccio poche righe su un foglio di recupero, un piccolo manifesto da imprimere nella mente prima che finisca sotto a decine di tracotanti fogli carichi di numeri, inconsapevolmente pronti per il meritato cestino.
Credo nel cuore e nella mente umana, quando questa si smarca dalle convenzioni sociali, credo nel pensiero che convince piuttosto che in quello che impone, credo nell'amore gratuito piuttosto che a quello dovuto, credo nell'articolazione del pensiero ed in nessun dogma. In una sola parola: libertà.
Una seconda parola: dedizione. 
Dobbiamo abbandonare il porto del tornaconto per navigare verso le radure cristalline del bene comune. Dobbiamo recuperare i sorrisi. Fare in modo che fioriscano da anime finalmente aperte, non più corrucciate e cieche, vaganti in una vana rincorsa ad un bilancio in cui il bisogno effimero sposta sempre l'asticella troppo oltre il nostro bisogno reale.
C'è un grandissimo bisogno di Luce.


mercoledì 19 novembre 2014

La pelle che abito.

Quanto è difficile essere sé stessi sempre, nel bombardamento delle aspettative del mondo? Quanto è bello indossare un abito adatto al contesto ma che non tradisca mai il tuo vero io? Io sono ciò che vedi, che senti, che leggi. Non c'è altro io al di fuori di me. E di me posso dirti tutto. Non mi vergogno della mia complessità, non mi imbarazza la mia sensibilità, della mia imperfezione ho fatto la bussola che mi spinge al cambiamento costante. Della mia fragilità ho fatto tesoro che posso spendere con la certezza che nulla in me stesso é rubato. Tutto in me é sudato, lottato e scavato a mani nude nell'arido suolo di questo tempo così distante da me, votato al profitto, al vantaggio, alla speculazione anche ai più bassi livelli. Solo la luce dell'Amore mi viene donata. La luce che brucia i pensieri più oscuri, la pigrizia, la rassegnazione. La luce che mi definisce donandomi forza. La luce che mi attraversa e ci riflette. Io sono questo. In piena luce e con la sola maschera della pelle che abito.


mercoledì 12 novembre 2014

Volo di notte

Osservo il mondo dall'arnia in cui raccolgo i pensieri serali. Scorgo dalla finestra le luci di una città infinita ed eterna. Auto in movimento, bagliori di pioggia riflessi dal vetro su cui si incontrano la mia immagine e quella del mondo che mi circonda, 
In ogni luce è contenuta una storia che forse meriterebbe un racconto. In ogni sguardo si mimetizza un romanzo in cerca di un demone autore. In ogni alveare c'è il frutto di un volo, di un lavoro, di tanta fatica assieme a tanta dolcezza ed al profumo dei fiori dei campi vicini. 
Amo la notte alla luce del sole. L'amaro del caffè sciolto dallo zucchero ambrato. Amo scoprire il senso di un silenzio voluto e, delle parole, accarezzare il ritmo e le sonorità. Amo la Luce sopra ogni altra cosa e nel suo esistere è dipinto il senso di questo affresco notturno di un pittore pazzo di felicità.



Sommario sonoro

Nel mio museo c'è una stanza molto particolare. Racchiusa tra quattro pareti spoglie e bianche e in essa riecheggia una musica continua. Senza un solo istante di silenzio l'ascolto scivola da un brano all'altro dissolvendo l'uno nell'altro, come se fosse un perfetto arrangiamento tra cose anche molto diverse tra loro. Le armonie, i ritmi, le stesse dissonanze compongono un affresco sonoro che non è nient'altro che l'indice della memoria del mio vissuto. Bastano alcune note e si apre una porta affacciata sull'angoscia di un mio momento sepolto. Dov'ero allora? Cosa pensavo? Cosa sognavo mentre il romanzo della mia vita mi si scriveva dentro? Come può un insieme di suoni evocare tutto questo? Le domande accompagnano questo senso di indeterminatezza che appartiene a ciò che non è presente e di quel tempo non ritrovano che una rappresentazione sommaria.
Ma come posso ricondurre il pensiero così lontano? Accendo la mia macchina della memoria e inizia il volo. Da questi angoli remoti di cielo posso cogliere solamente gli sprazzi di un fuoco ormai spento. Ma l'acuto disagio di aver lasciato altrove ciò che ero, non può offuscare l'idea che ciò che sono sia scritto in ogni nota di questa scatola della memoria contenente sonorità, parole, immagini, pomeriggi di vuoto e serate chiuse tra due altoparlanti. Il tutto trincerato dentro a un codice.
Chiunque passi da questa stanza potrà aprire un romanzo di cui potrà leggere solo il sommario, Le pagine interne resteranno inaccessibili ai più.