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giovedì 29 maggio 2014

Trema ancora il pensiero.

Il lungo nastro di asfalto si snoda davanti al mio volante. Il sole tramonta. La musica è alta e sovrasta il rombo metallico del motore. La mia mente vola. Un progetto. Una nuova vita da scoprire giorno dopo giorno. 
I miei occhi sono ipnotizzati dal sole arancione nel velo ovattato di due pennellate di nubi. Due anni fa alla stessa ora, sulla stessa autostrada, percorrevo le corsie nell'altra direzione, diretto verso il mare, diretto verso un angolo in cui sotterrare le mie paure e riuscire a dormire, ripetendo a me stesso e ai miei figli che ogni cosa si sarebbe sistemata.
Il 29 maggio 2012 era un giorno tiepido, quasi caldo, perfettamente incastonato nel cuore del periodo dell'anno che amo di più: i mesi di maggio e giugno.
Ricordo di non aver nemmeno provato paura, alle 9 del mattino, durante la prima delle tre grandi scosse di quel giorno maledetto. Ero semplicemente sotto shock. Ricordo di aver avuto la mente lucidissima, in grado di raccogliere gli oggetti importanti che avevo in ufficio e di essermi precipitato fuori, sulla mia auto. Come in trance mi sono diretto verso le scuole dei miei figli senza aver maturato un pensiero che non fosse quello di portarli via. Per tutto quel giorno la terra non ha smesso mai di tremare. Per molte settimane anche il mio cuore ha continuato a tremare al ritmo delle scosse che scandivano le giornate e la casa era diventato il luogo in cui non riuscivo più a vivere. Il mio pensiero da allora non ha mai smesso di tremare veramente, ma le mie abitudini si sono normalizzate. Il ritmo sonno veglia riparti solo molti mesi dopo l'estate.
Questa sera, nel viaggio verso Modena non ho potuto non pensare a quegli attimi che hanno spaccato in due la mia vita, come quella di molti miei concittadini.

La certezza del dubbio.

Il tempo cambia molte cose in noi. 
In realtà i cambiamenti più grandi non sono quelli che possono risultare evidenti allo specchio. 
Tante volte ci ripetiamo che dentro ci sentiamo come quando eravamo ragazzi. Questo è un piccolo sotterfugio per non ammettere, senza ipocrisia, di aver mutato le nostre opinioni rispetto ad alcune certezze assolute che avevamo assunto come punti fermi. 
Il percorso delle nostre esistenze segue una traiettoria che non ci è dato conoscere, essendo influenzato da molti aspetti fuori dal nostro controllo. Possiamo capire dove ci troviamo ma non dove andremo, perché possiamo conoscere ciò che vorremmo essere ma non ciò che entrerà in relazione con noi per cambiarci. La consapevolezza di ciò che siamo ci deriverà solo dal prendere coscienza di ciò che siamo stati e non siamo più. Una mia incrollabile certezza è che non si deve dare mai nulla per scontato in questo tortuoso percorso che è la vita di chi ha coscienza.
Penso dunque dubito.
Il sole è buio, talvolta, e la pioggia può essere gioia. 
La risposta è la passione per la vita. E l'onestà di accettare il cambiamento, in sè stessi e negli altri.





lunedì 26 maggio 2014

Brilliant trees

Sdraiato. La testa rivolta al cielo. I miei pensieri si estendono dal freddo della terra al calore del sole. Su di me nient"altro che gli alberi. Apro ed alzo le braccia, che al mio sguardo appaiono come rami spogli protesi verso una nuova stagione di germogliatura. I raggi di luce filtrano a me, cadono goccia a goccia sino ai miei occhi attraversando gli intrecci e i ricami che le fronde disegnano. Potrei restare qui per sempre a ricercare segni attraverso le foglie. Sopra al mantello verde, percepisco una presenza, fisica ed immateriale. Rimango in ascolto, immerso in un silenzio immenso, per cogliere le sfumature del tempo, questo mio tempo di sole e rinascita, di semina e raccolto. Gli alberi osservano, curiosi, ma non colgono la grandezza della luce solare che domina sopra di noi. 

domenica 25 maggio 2014

La mia Europa

L'Europa è il mio paese e l'Euro la mia moneta.
La mia Europa è un luogo di comunione culturale e di sintesi identitaria, ma non di omologazione. Per stare insieme non occorre avere radici comuni ma un progetto condiviso per il futuro, in Europa come in ogni altro ambito. La mia Europa è un'occasione di pace, sviluppo e benessere per le persone, non certo di salvaguardia di privilegi politici od economici che, al contrario, vanno isolati e combattuti.
Ogni giorno osserviamo come le direttive europee condizionano la nostra vita quotidiana, ma spesso vengono giudicate degli esercizi astrusi di burocrazia che ci piovono dal cielo. Tutto ciò perché non capiamo che debbono essere le persone ad occuparsi direttamente dell'organizzazione della propria vita e che l'impegno politico che è alla base di tutto ciò, partendo dall'interesse a comprendere ciò che viviamo senza subirlo passivamente.
Per questo andrò a votare per l'Europa questa mattina, guardando a chi orienterà il proprio approccio politico ad una vocazione etica vicina alla vita dei cittadini dell'unione.

mercoledì 21 maggio 2014

Elogio dell'imperfezione.

Cammino per le strade di Roma perfettamente a mio agio. Questa città contiene di tutto e dunque non è difficile specchiarsi in qualcosa che ci somigli. Io mi rivedo nel senso di imperfezione che aleggia ovunque, da queste parti. Tutto potrebbe essere meglio ma non lo è. Anch'io sento di poter essere migliore di quanto non riesca ad esprimere ogni giorno, dunque mi ritrovo completamente in questi luoghi. Vivo da sempre nella sensazione che mi resti da fare qualcosa che non riesco a finire, per mancanza di tempo o di forze. Il mio essere imperfetto è sempre stato uno stimolo per cercare in me qualcosa di meglio dandomi degli obiettivi che sconfiggessero la grande noia che il Caos provoca. A volte, però, si è anche trasformato in uno stato di understatement delle mie possibilità, che mi ha portato alla paralisi dell'iniziativa, restando in balìa del necessario quotidiano. Alla percezione di questa sensazione ho sempre reagito ed in queste circostanze ho avuto le mie soddisfazioni migliori. Se fossi stato perfetto probabilmente non avrei visto nulla di questo mondo.
Non sempre per toccare il cielo bisogna salire sul tetto, tante volte basta aprire una finestra al piano in cui ci si trova. Il cielo, si sa, arriva sino a terra e respirando quell'aria e cogliendo quella luce si acquisisce la forza per salire nuovi gradini o per imporre a sé stessi un cambiamento. L'unica cosa che deve davvero spaventarci è l'impossibilità di migliorare noi stessi.



martedì 20 maggio 2014

Buio in sala - Il piacere degli occhi.

La luce della sala scende sino a stemperarsi in un buio molto quieto, quasi silenzioso, attenuato solo dal fruscio del proiettore in cabina. Nelle sale d'Europa non si usava mangiare come animali all'ingrasso, si andava per assistere a uno spettacolo. Il cinema poteva essere tensione ed impegno, emozione e divertimento. Era rarissima la violenza e la banalità. Hitchcock faceva della tensione un esercizio di stile. Jean Cocteau asseriva che un film fosse un sogno collettivo. Ma Jean era un poeta, non un industriale della celluloide e giocava con la parola così come con l'immagine.
Lo stesso neorealismo italiano fotografava un paese semplice, povero di denaro ma affamatissimo di emancipazione. La fame di miglioramento non poteva che passare da una fame di sapere o saper fare qualcosa. La società era molto stratificata, ma non si suggerivano scorciatoie, se non tramite i sentimenti, che comunque non venivano dipinti come opportunisti. Solo più tardi, dagli anni 60, si incominciarono a proporre modelli più marcati di ascensori per la scalata sociale.
Quando abbiamo smesso di ricercare le emozioni in un film? Quando abbiamo iniziato ad aver bisogno di rappresentare un mondo peggiore di quello reale per convincerci che la vita (la nostra) non era poi così orribile? La pornografia della violenza gratuita e della superficialità sciatta ha finito per assuefare il gusto e le menti.
Nel 1990 in un cinema di Lione in cui andai a vedere il Racconto di Primavera di Rohmer, prima dell'inizio del film, lo schermo era nascosto dietro un sipario che, come a teatro, scorreva annunciando l'inizio dello spettacolo. Le persone seguivano in silenzio e, come detto, in sala non si ruminava popcorn. Alla fine dell'ultimo titolo di coda arrivò l'applauso... Sembra passato un secolo, mentre sono "solo" 24 anni.
Oggi prevale la tendenza a rifuggire la poesia delle cose, privilegiando solo gli aspetti più superficiali, per cui è normale che quando un barlume di intelligenza traspare si resti impressionati.
Salvo pochissimi e rarissimi casi, chi fa del cinema un'arte, oggi è a margine. L'industria oggi segue la società e in Italia la società ripudia l'arte in quanto non produce ricchezza speculativa diretta. Tutto ciò è figlio del ventennio di ricerca del bene superficiale e di scherno del senso profondo dell'esistere, che non può prescindere dal pensiero, dall'emozione, dall'intelligenza che ci emancipa dal nostro io animale.
La luce della sala cresce sino a restituirci i contorni delle cose circostanti. Qui è passata l'arte, l'intelligenza, la poesia e l'immagine. Qui è passato il sogno collettivo. Ora resta il piacere degli occhi che osservano, perché il nostro cervello capisca, rielabori e ci renda persone migliori, capaci di ricreare un nuovo sogno da vivere collettivamente nel buio di una sala popolata da persone culturalmente ed umanamente evolute.


venerdì 16 maggio 2014

Alceste e Astrea

Che succede stanotte, in giro per queste strade? Le ho percorse in auto lentamente, senza una meta precisa, osservando le ombre attorno a me. Molte ombre erano persone chè tracciavano scie nella notte davanti ai miei occhi. Da dove venissero e dove andassero non so. Quello che so è che mi sentivo come un astronauta che osservava la terra da molto lontano. Ero a mia volta una scia fugace nella notte degli altri. Da dove vengo e dove vado, dunque? Ho continuato a cercare risposte nei segni della mia vita racchiusi nei luoghi che scorrevano fuori da mio finestrino, Ma tutto mi è sembrato troppo distante dal pianeta che abito oggi. Potrei scrivere un'autobiografia di ciò che sono stato e non sono più. Il presente però riesco solo a viverlo. Questo mondo è il Caos da cui solo l'amore sfugge, ma in questo ambito le regole non sono mai scontate. Così ho visto Alceste il misantropo incontrare Astrea e sostituirsi a Celadon... Ho sorriso un attimo di questo pensiero, poi ho maturato l'opinione che la sola regola dell'amore è che non esistono regole, solo convenzioni e condizionamenti figli della cultura manichea in cui viviamo.


giovedì 15 maggio 2014

I giorni cardinali

Ci sono attimi in cui la vita ti passa dentro come un missile a grande velocità e si cristallizza in un istante in cui capisci che il mondo sei tu, che la vita è la tua e che hai vissuto tutto quanto per arrivare proprio lì, per vivere quel momento che dà il senso a tutto il resto che è stato il prima. Il dopo non sarà più lo stesso, ma partirà proprio da quell'attimo in cui hai realizzato il passaggio.

Questi momenti sono rari nella vita, si contano sulle punta delle dita di una mano, la stessa mano con cui puoi scrivere un libro, accarezzare tuo figlio o tenere la mano alla donna o all'uomo della tua vita.


 


mercoledì 14 maggio 2014

Open

Più vivo e più mi rendo conto di quanto sia immenso il mare di cose che non so. Mi viene da sorridere quando sento qualcuno saturo di certezze volerle imporre come verità assolute. Dopo un primo momento di scherno, parte però il fastidio per essere entrato in contatto con qualcosa di superficiale.
La bellezza della nostra vita è in gran parte rinchiusa nel senso di scoperta che deve guidarci ogni giorno. Ogni ricerca ha come presupposto di coinvolgere ogni nostra conoscenza e come condizione indispensabile il fatto di rimetterla in discussione.
Io cerco ogni giorno di aggiungere qualcosa a me stesso, e ciò mi rende qualcuno in costante cambiamento. La sola stabilità è la ricerca di sè stessi e del modo per donarsi al mondo.
Siamo ciò che diamo. Una volta di più lo dico ma credo che gran parte della gente abbia tuttavia l'anima predisposta solo a ricevere.
Sono pronto a ricredermi, come ho fatto su mille altre cose. Ma non senza un processo di conoscenza di altre visioni del mondo, credibili e convincenti.









martedì 13 maggio 2014

Degli occhi e della loro lettura.

Torno a pensare allo sguardo ed al ruolo degli occhi nelle relazioni umane. 
Saper leggere negli occhi è il primo e più importante processo per capire le persone. Si comincia questa pratica da piccoli interpretando gli sguardi dei genitori, poi quelli dei primi compagni di giochi. Crescendo, poi, si passa a cercare risposte anche nelle occhiate furtive e nelle espressioni dei soggetti delle nostre attenzioni adulte. Questo processo cresce con l'età e non si ferma davanti agli inevitabili fraintendimenti che la vita serve sul piatto delle ricorrenti delusioni. Si fa esperienza. Si aggiungono dettagli al bagaglio che ci rende sempre meno sorpresi dei comportamenti del nostro prossimo. Questa capacità può aiutare a sentirsi adeguati, consentendo di indossare il costume di scena più adatto alla circostanza. Ma al di la delle personali ambizioni conoscitive, io sono stato da sempre attratto dagli sguardi delle persone, non per morbosità, ma per mero interesse umano. Cogliere un segnale di sofferenza da un battito di ciglia, piuttosto che la luce di una potenziale gioia, è qualcosa che mi fa sentire intimo dell'intera umanità, parte di un sistema di linguaggi i cui codici mi appartengono da sempre senza percorsi scolastici.
Forse per questo amo incrociare gli sguardi con la gente che incontro per strada, alcaffè o nelle mille sale di attesa che frequento in questo periodo. Mi rendo conto che questo possa creare equivoci e malintesi, ma di solito riesco a professare la mia innocenza con lo stesso linguaggio. Quasi sempre questi sguardi mi passano dentro un attimo e scivolano nel cielo sterminato delle cose che mi lascio dietro ogni giorno. ma alcune volte rimangono. Nell'innamorato quello sguardo diventa il tuo stesso sguardo. 

domenica 11 maggio 2014

Strasburgo: unione.

Strasburgo. Una parte della mia anima è lì, all'incrocio di strade, culture e civiltà che rappresentano il cuore ideale oltre che politico dell'Europa che sento vicina al mio spirito.
I cinque rami in cui si apre l'Ill prima di confluire nel Reno abbracciano le architetture medievali della Petite France e della intera Grande Ile. In tutti quei bacini d'acqua che portano al quartiere delle istituzioni europee si snodano le testimonianze di pietra dei secoli trascorsi e delle relative evoluzioni. Città d'acqua, dunque città di vita, di commercio, di viaggio. Città di confine che ha sempre subito le pretestuose velleità degli uomini di potere, tedesca nell'organizzazione, francese nello spirito, luterana e cattolica, nùlla potrebbe rappresentare una metafora migliore del concetto di unione. Per i suoi innumerevoli scorci romantici è dunque anche città in cui innamorarsi e nella quale divenire a propria volta simbolo di unione.











venerdì 9 maggio 2014

La stanza del fumo

Avanzando lungo il corridoio di questo strano museo si vede un filo di fumo uscire da una stanza sul lato. Entrandoci si vedono un uomo e una donna seduti uno di fronte all'altra sul davanzale di una finestra aperta. La finestra è al piano terra e si affaccia su un cortile che resta un paio di metri più in basso. La donna tiene in mano un bicchiere di plastica con un goccio d'acqua sul fondo usato come posacenere. Butta il mozzicone sul fondo del bicchiere. Sorride all'uomo e si accende un'altra sigaretta, inspira una boccata di fumo per verificare che sia perfettamente accesa, quindi la passa a lui, che la prende ed inizia a fumarla. Sulle labbra sente il sapore del tabacco e delle labbra della donna. Nessuna parola sposta il fumo che sale oltre i loro sguardi muti ed eloquenti. La sigaretta passa da una mano all'altra, dalle labbra di uno a quelle dell'altra. I loro occhi proseguono la loro conversazione ellittica sino a quando il mozzicone della sigaretta raggiunge l'altro sul fondo del bicchiere. Da quel momento per lui la sigaretta rappresenta il riposo dallo stress del mondo. Il distacco da tutto ciò che nella vita non riesce a far funzionare. La testimonianza tangibile dell'incapacità della sua mente di controllare l'ansia. In quel sapore, seduto a un caffè, piuttosto che su una terrazza sul mare, lui ritrova lei e il senso di una speranza. Una speranza che rimane chiusa in una spirale di fumo destinata a dissolversi al primo soffio di vento.



mercoledì 7 maggio 2014

La ballata dell'arroganza

L'invidia dell'intelligenza negli ignoranti genera arroganza. Ma non serve arroganza per essere autorevoli, serve competenza. Tanta competenza si acquisisce attraverso vari processi d'ascolto e di crescita di conoscenze. Questo processo composito è intrinsecamente un gesto di umiltà. L'umiltà ti permette di avere sempre una visione più sfaccettata della realtà e la capacità di mettere in dubbio la certezza scontata delle cose come appaiono. Questo processo interiore è un'analisi che arricchisce di autocoscienza l'individuo e gli offre la consapevolezza di saper affrontare ogni problema senza pretendere di imporre pedissequamente delle risposte, ma di sapere dove cercarle e di riuscire ad indirizzare gli altri a potersele fornire attraverso un percorso autonomo. Questo "saper aiutare" gli dà credibilità e dunque autorevolezza senza aver dovuto usare nessuna arroganza. Ho udito un poveretto affermare "nella vita o si comanda o si è comandati ed io ho scelto la prima". Probabilmente di quel meschino non resterà nemmeno la polvere sulla lapide, come risultante della sua mediocre intelligenza che non ha saputo che generare arroganza e trasmettere ignoranza.


martedì 6 maggio 2014

Apollodoro aveva ragione...

“Io d’altra parte, quando faccio direttamente o ascolto da altri discorsi di filosofia, a parte il fatto che ritengo di averne giovamento, ne godo anche oltre misura; quando invece ne ascolto certi altri, e in particolare i vostri di uomini ricchi e intesi soltanto a lucrare, li sopporto molto a malincuore e ho compassione di voi amici, poiché avete la convinzione di fare qualcosa, pur non facendo nulla. [173d] E forse voi, dal canto vostro mi considerate un povero diavolo, e ritengo che pensiate il vero; ma io sul conto vostro non lo penso, ma lo so bene.”

Estratto di: Platone. “Tutte le opere.” Newton Compton editori. iBooks. 


La trama del tessuto...

La storia è di breve durata temporale, non supera l'anno solare, ma contiene più di una vita del protagonista. Si parla dunque di vita, di morte, di negazione della realtà, di incomprensione generazionale che è in realtà un'ncomprensione di ruoli nel rapporto tra padre e figlio. Si parla poi d'amore nelle sue più diverse accezioni e nelle sue trasformazioni, dall'amore negato a quello vissuto . Si parla infine di comunicazione. La comunicazione che conduce le danze sopra ogni rapporto tra i protagonisti ed il web a fare da maestro di cerimonia per questi rapporti che, dalla fragilità del mezzo, prendono vita diventando estremamente concreti e distanti dal mondo virtuale. Location: Toscana, Roma e altri ameni angoli del mondo. Questi i temi del prossimo mio romanzo. La trama si sta costruendo giorno dopo giorno, ma arriverà a maturazione completa con la conclusione della prima stesura, 

domenica 4 maggio 2014

Le notti blu #1.

Un bambino di pochi anni, forse dieci, forse anche meno, osserva il cielo che si fa scuro. Nn è ancora notte fatta, ma tutte attorno a lui le luci si vanno accendendo, così dalle finestre delle case filtra il segnale della presenza di persone. Il bambino cammina sul marciapiede di un grande viale illuminato a fianco di sua madre e sua sorella. Fa caldo, il bel caldo ricco di promesse del mese di giugno. Le scuole sono finite. Non c'è un risveglio da garantire ad un'ora definita per la mattina dopo. Può dunque tenersi lontano dal letto nel quale tanto a lungo aspetta di prendere sonno fissando ogni dettaglio attorno a sé sino allo sfinimento. Scende alcuni gradini lungo a una strada chiusa e giunge al cancello della casa dove vivono nonni, zii e cugina. La ghiaia del cortile ed i fiori nelle aiuole sono la cornice che circonda la casa, ma nell'oscurità, attorno ai fiori si accendono le lucciole, intermittenti ed ipnotiche, come immagini di un sogno di cui non affiora chiaro il ricordo. Il bambino le osserva incantato dopo una corsa a perdifiato attorno alla casa. Respira l'umidità della sera che avanza, con la mente annodata tra mille giochi e distratta di tanto in tanto dalle chiacchiere degli adulti che appartengono ad un altro mondo e di cui non si sforza di cogliere il senso. Si avventura allora, assieme alla sorella dentro alla casa, nella cantina umida e odorosa di vino e frutta. In quella cantina ci sono delle casse piene di piccole bottiglie di aranciata, che diventano un trofeo da stappare col permesso dei grandi, mentre questi  tagliano a fette un'anguria pescata da una tinozza di acqua fresca. Le chiacchiere proseguono come sottofondo ai pensieri di quel bambino, seduto a guardare un cielo pieno di stelle che sembrano le sorelle delle lucciole che giocano tra i tulipani nell'aiuola al suo fianco. La felicità è lì, in quel senso di eternità delle cose che in quella notte blu lo accompagna per mano verso casa dopo che la stanchezza lo ha invaso. La mano che ha la forma di quella di sua madre.
Domani correrà a comprare il giornale in edicola prima che il caldo diventi eccessivo e costruirà un nuovo giorno pieno di cose da fare e dove la noia non esisterà se non come rifugio volontario in cui riposare la fantasia. Ed i giorni d'estate si rincorreranno pieni di una bellissima solitudine satura di progetti, di idee, di giochi e parole che lo accompagneranno attraverso i passaggi fondamentali di quella stagione.
Quella stessa stagione a cui, quasi quarant'anni dopo, pensa l'uomo che è stato quel bambino, ripassando lungo quella strada. La casa dei nonni non esiste più, ora c'è una bella costruzione moderna al suo posto, che però si è mangiata la ghiaia e le belle aiuole davanti alle quale giocava con le lucciole. Molte di quelle persone non ci sono più, inghiottite, così come i luoghi, dal loro tempo finito, ma di tutto ciò è rimasta l'eco nei suoi pensieri. Quell'eco, figlia di ogni esperienza profonda ancorché apparentemente banale, è il materiale con cui costruisce la sua vita quotidiana, oggi. 
Se non fosse stato là allora, non potrebbe essere qui oggi. 
Ogni cosa non accade per caso, ma ci aspetta dalla notte dei tempi e disegna con noi questo cielo pieno di stelle.


venerdì 2 maggio 2014

La parola felicità

Penso al senso della parola felicità. Penso a quanto ipocrita sia il mondo in cui vivo. Penso alle miserie umane in cui ci si arrocca, magari in giacca e cravatta (o l'equivalente femminile), nascosti dietro maschere la cui dignità vale nel tempo meno della cartapesta di cui sono fatte. Penso al senso di impotenza in cui ci si può macerare se non si ha l'onestà di guardare dentro sé stessi per trovare la chiave della propria felicità.
La mia felicità è strettamente correlata a ciò che riesco a fare per gli altri, che si tratti di lavoro o vita privata. Mi rendo conto che è un limite alla mia felicità diretta, perché non sempre gli altri sono sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda. Penso al senso di tutto ciò. Penso e dunque sono. Felice comunque di essere ciò che sono e attento a cambiare me stesso per giungere alla meta autentica: la condivisione della felicità. Consapevole che la mia felicità può far male a qualcuno attento solo a sé stesso, ma anche che può servire a chiunque abbia mente e spirito aperti. La mia mano è aperta.



Il mio cielo

Alzo gli occhi e vedo il mio cielo. Lo guardo e respiro. Oltre le nubi, la pioggia, le nebbie e l'oscurità della notte io posso vedere il sole. Mi sdraio sui cocci della mia vita e non sento più nulla di rotto, quando posso riposare lo sguardo rivolgendolo al mio cielo. In esso non trovo soltanto la cura al mio perpetuo male di vivere, ma soprattutto vedo me stesso, non per quello che sono, ma per quello che ho sempre desiderato essere. Ed è come rinascere in un altro io. Ed è come riposare alla brezza serale proveniente dal mare. Vorrei passare giornate intere ed interminabili a guardare il mio cielo, a respirarlo, a coglierne le sfumature d'azzurro limpidissimo, oltre l'apparenza visibile agli occhi di tutti. Vorrei gettarmi in esso ed iniziare a volare. 

giovedì 1 maggio 2014

Ovunque si trovi

Un altro viaggio. Un altro carosello di orizzonti che si succedono davanti ai miei occhi. In me la sensazione che non ci sia più una partenza ed un arrivo, ma solo uno svolgersi delle cose. Sono stanco, ma credo che l'instabilità nel mio vivere sia il solo modo per me di esistere. Senza respiro, senza un luogo in cui rinchiudermi al riparo dal mondo, resto sempre in piedi sul mio guscio di noce scrutando l'orizzonte tra un porto e l'altro. La stella polare è con me e questo mi da la strada da seguire per giungere al prossimo approdo in cui donarmi e abbandonarmi tra le braccia della felicità, ovunque si trovi.