Il rumore che è in me è quello assordante dei miei pensieri che, nel silenzio esteriore, si accavallano ininterrotti ed inquieti, cercando alla rinfusa la loro via d'uscita o solamente un tranquillo angolo di oblio in cui decantare e morire. Ogni tanto li scuoto e provo a vedere cosa riemerge e, quindi, di quanto riemerso, cosa rimane a galla. Vedo spesso restare soltanto impronte e cicatrici, che nel silenzio si amplificano, diventando sordi crateri e desolate valli nel singolare paesaggio di un'anima sempre in cerca del suo orizzonte.
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mercoledì 16 novembre 2016
Nel Silenzio #2
Il silenzio è materia solida, concreta, che si può toccare con mano ogni giorno. Ne senti le asperità quando ti aspetti una risposta e non arriva, quando immagini che qualcuno possa spendere una parola per te e invece rimane muto nell'ombra o anche solo quando vorresti trovarne per cercare pace interiore ed invece, in quel vuoto, trovi solo rumore.
martedì 15 novembre 2016
Il codice
Ancora mi immagino, al ricorrere di certi istanti inquieti e di queste malinconiche pieghe del cielo, che il mio sentire sia stato tratto in inganno dall'illusione ottica di una possibile felicità. E ad ogni inganno, sempre più affondo. Forse sarà perché esistono occhi che contengono oceani immensi in cui immergersi e sorrisi che squarciano i cieli stellati facendo di ogni notte un'estate, ma quando percepisco quei segni, quando riconosco quelle voci e quei toni, quelle espressioni che mi entrano in risonanza col cuore, sento di nuovo di vivere nella Luce. È tutto parte di un codice di cui ho smarrito la chiave, ma al quale riconosco la mia appartenenza. E da quel modo di essere, dopo averlo sognato e vissuto, non posso più liberarmi, perché ha preso le mie sembianze.
Io, in questo silenzio, non sono. E mi si spegne in gola l'urlo di quanto sia incompleto ciò che resta di me. Perciò raccolgo i segni di questo schizzo e provo a definirne i contorni con la matita amara del tempo. Apparirà di nuovo il mio volto. Nessun segreto può durare troppo a lungo.
domenica 6 novembre 2016
Per un filo d'erba
Cammino sempre più in solitudine. Maestro di nessuno, sostegno a fianco di pochi, discepolo del tutto che giunge sin qui, ora, in me. Non ho risposte vere, solo mille domande sospese. Non ho pensieri assoluti, solo gocce di pioggia che mi scorrono dentro, incessanti e incuranti, persino nelle giornate di sole. Piove ancora in questo mio nuovo novembre. Sento la fisicità del tempo che trascorre pulsando nel mio cuore stanco, che ad ogni battito ripete: "E allora? Cosa ti ostini a cercare?" "Cerco il mio tempo che ho smarrito vivendo" rispondo "E non so più bene dove cercarlo". Accelero allora il passo e sbatto le ali senza riuscire a prendere il volo. Ma mi volto e riparto, non mi arrendo al grigiore dei cattivi maestri. Ascolto cadere la pioggia e mi ostino a imparare. Imparo ogni giorno qualcosa da ogni goccia di pioggia, da ogni insetto e con la stessa naturalezza cerco di condividere il tutto col mondo che mi osserva senza vedermi. Vorrei diventare concime per la felicità di un filo d'erba. Cadrà la neve a proteggerci e a farci fiorire di nuovo.
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