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venerdì 21 giugno 2019

Compagno dolore

Non ho mai cercato parole per descrivere il mio dolore, forse perché non l’ho mai compreso fino in fondo, ma l’ho sempre relegato tra le cose indicibili che ci abitano. Eppure i pesi che porto dentro sono gli elementi fondanti che sento in me. Il lutto per ciò che non è stato, per tutto quello che non è più, é un compagno di viaggio inseparabile. Ma questo non fa di me una persona triste, infelice o depressa, perché conosco le ombre e riesco così ad apprezzare la luce. La forza di un sorriso e la bellezza di una parola mi intrigano e mi accendono più d’ogni cosa al mondo. E nulla è più bello e forte di un sorriso che ha conosciuto le lacrime e la pienezza oscura del vivere. Solo attraversando la notte si giunge ai bagliori dell’alba più bella. E da tutto questo dolore che attraversa i nostri corpi e deforma gli orizzonti e le prospettive arriva la lezione del bene da regalare. Non è la morte che fa cessare di amare. Non sono le strade che si separano a tenerci lontani. É solo il prevalere del pensiero di sé su quello per gli altri a renderci limitati e fondamentalmente infelici. 


lunedì 18 marzo 2019

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Lunedì mattina. Marzo. Pioggia. Caos sulle strade e ingorghi nella mia mente. Gli anni si infilano nella nostra immobilità come i mezzi a due ruote nel traffico: ci passano attraverso e se ne vanno altrove. Dove pensa di andare tutta questa gente? Si infila in armature troppo pesanti per essere indossate, solo per combattere guerre perse in partenza. Basterebbe poco, basterebbe meno. 
I miei pensieri stridono in testa come il gesso su una lavagna ripulita. E quello che provo è l'assurda sensazione di un contemporaneo rumore e silenzio. Ma in questo silenzio non c'è la dovuta pace e in questo rumore non c'è alcuna risposta. Basterebbe poco, basterebbe meno.
Se solo ricercassimo un senso al nostro esistere senza confondere l'obbiettivo col mezzo per raggiungerlo. Sarebbe poco, eppure, sarebbe tutto.



mercoledì 6 marzo 2019

La Riva


La notte è fresca al di là di quanto dica la mia pelle e da oriente sale un chiarore lento e inarrestabile, guidato e trascinato da Venere, come la lanterna di chi esplora un cammino. Non sono in pace col mondo e nemmeno con me stesso, ma lascio che le parole mi invadano, come le acque della marea che salgono e ricoprono, lentamente, le mie rive. Arriva il giorno ed io lo guardo fisso negli occhi. Non è una sfida: è un gioco, le cui regole si cambiano in corsa e di cui si comprendono le meccaniche sempre troppo tardi. 
Voglio la mente libera e lo sguardo acceso. Voglio la sola moneta che non ci è consentito guadagnare ma soltanto spendere: il tempo di questa mia unica vita. 
Cammino lungo i marciapiedi che portano al mare. Voglio arrivare per tempo e non lasciare la sola possibilità di tracciare una linea su quella riva sabbiosa destinata ad una nuova alta marea. 


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