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martedì 14 gennaio 2020

Riflessi

Penso a quanto sia bello e ingannevole il riflesso delle cose.
Coglie la forma e racconta solo ciò che vediamo.
L’orizzonte dietro al finestrino ci parla di case, ma non di quello che vi succede dentro.
Lo sguardo di una ragazza che sorride al telefono ci inganna con una primavera dove aprile è passato da un pezzo. Il cielo sopra al respiro calmo del mare ne coglie l’azzurro ma non ha coscienza di quanta vita e morte vi sia in esso e la luce, sfumata e lattiginosa, che fa brillare la luna e fa innamorare i poeti é quella del sole nascosto. Siamo riflessi in cammino. Trascuriamo di fermarci, forse, per il timore che si colga che siamo solo il riflesso di qualcosa che non ci rappresenta affatto. Ma oltre il tramonto c’é la notte e la notte contiene tutto ciò che non appare. E in essa ci ritroveremo. Sul pavimento di maggio, sulla balconata di un teatro collettivo, nelle lenzuola macchiate di sangue e ci resteranno due minuti soltanto per rivestirci e scappare prima che la luce del giorno ritorni a fare di noi le ombre che popolano i nostri segnaposti affacciati sul vuoto.


martedì 8 ottobre 2019

Delta

Lenta scivola la barca sul fiume verso valle. Osservo le rive scorrere fuori dal mio campo visivo. Ascolto il cielo e ne respiro le tonalità nitide, vi riconosco un tramonto che immaginavo immortale e che in un attimo rimarrà solo notte. Sotto le palpebre l’immagine di un’emozione, un tratto di matita che disegna un profilo. Un volto, un sorriso, uno sguardo. Questo viaggio è così lungo da cancellare le tracce dietro di sé con il rischio di ridurre il tutto a uno sfiancante spostamento. 
Siamo memoria e arte. 
Il nostro lascito é la capacità di generare emozioni da far esplodere in cielo come fuochi d’artificio per osservarle svanire con lo sguardo impregnato di meraviglia e sgomento, come castelli di sabbia cancellati dalla marea. La vera arte é sopravvivere allo sgomento di questa fine quotidiana e cercare un domani nelle tue parole.
Le tue parole sono baci, sono navi all’orizzonte, sono porti dove abbandonarsi all’oblio, sono luci calde in inverno, sono fari nella tempesta, sono le stazioni d’arrivo dopo un viaggio infinito, sono suoni che abbattono il muro della banalità, sono le maschere antiche che mettono in scena l’ultimo fremito del brivido che ci tiene in vita e che, non comprendendolo, chiamiamo genericamente Amore. Quell’Amore che é in noi, ma non sapendolo raggiungere da soli chiediamo ostinatamente ad altri di far emergere con noi. 
Dunque lo so che da solo non ce la farò ed è per questo che allungo la mano verso di te, al buio, per sentire una voce che mi dica ancora una volta che stiamo partendo, che l’acqua è calma, che il vento é tiepido ed il sole accompagnerà le nostre parole sino al Delta del fiume ed il mare, tutto il mare, sarà chiuso nel bicchiere in cui brinderemo.




martedì 3 settembre 2019

Diamanti


Se muovo lo sguardo dall’orizzonte, colgo un’espressione sottile e nitida. Scorro senza alcuna vergogna dal verde dei campi al rosso delle foglie e su tra le colline che sembrano aprirsi a un sorriso, l’azzurro dei diamanti profondi. Non so dove sia il bene e cosa possa essere io in questo panorama. Di certo non un frutto da cogliere o una minaccia da temere. Ma abito lì, tra i tuoi orizzonti, nascosti e rimossi. Non c’è fortuna in questo destino, eppure sarebbe facile trovare un’ ombra quieta persino in questa foresta bruciata.
Allora accenderò ancora un fuoco nell’anima e non potrò che osservarla bruciare. Resteranno i diamanti.