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mercoledì 12 novembre 2014

Sommario sonoro

Nel mio museo c'è una stanza molto particolare. Racchiusa tra quattro pareti spoglie e bianche e in essa riecheggia una musica continua. Senza un solo istante di silenzio l'ascolto scivola da un brano all'altro dissolvendo l'uno nell'altro, come se fosse un perfetto arrangiamento tra cose anche molto diverse tra loro. Le armonie, i ritmi, le stesse dissonanze compongono un affresco sonoro che non è nient'altro che l'indice della memoria del mio vissuto. Bastano alcune note e si apre una porta affacciata sull'angoscia di un mio momento sepolto. Dov'ero allora? Cosa pensavo? Cosa sognavo mentre il romanzo della mia vita mi si scriveva dentro? Come può un insieme di suoni evocare tutto questo? Le domande accompagnano questo senso di indeterminatezza che appartiene a ciò che non è presente e di quel tempo non ritrovano che una rappresentazione sommaria.
Ma come posso ricondurre il pensiero così lontano? Accendo la mia macchina della memoria e inizia il volo. Da questi angoli remoti di cielo posso cogliere solamente gli sprazzi di un fuoco ormai spento. Ma l'acuto disagio di aver lasciato altrove ciò che ero, non può offuscare l'idea che ciò che sono sia scritto in ogni nota di questa scatola della memoria contenente sonorità, parole, immagini, pomeriggi di vuoto e serate chiuse tra due altoparlanti. Il tutto trincerato dentro a un codice.
Chiunque passi da questa stanza potrà aprire un romanzo di cui potrà leggere solo il sommario, Le pagine interne resteranno inaccessibili ai più. 


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