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giovedì 12 marzo 2015

Priorità

Le idee si addensano come cumuli primaverili. Io aspetto la pioggia ma trovo solo i tuoni che la annunciano. Vado. Non un accenno di ripensamento. Non una traccia di nostalgia. A capofitto nel futuro non ci si volta indietro. Il nostro specchio è davanti e se ciò che vediamo non ci assomiglia è perché non conosciamo ciò che saremo. E ciò che saremo è grande. Grande come l'Amore che metteremo nel tracciare le linee del nostro ritratto. Una strada si apre davanti a noi e si affaccia su mille portoni. Scegliere. Discernere. Decidere. Siamo noi a sistemare la scala delle priorità. 
Chi sono, dunque? Sono ciò che faccio? Ciò che dico? Ciò che penso? Forse solo le tracce di tutto questo.
Sono semplicemente ciò che Amo e ciò che Amo è la mia Priorità.


martedì 10 marzo 2015

Un'isola

Viaggio spedito sul mio guscio di noce, affrancato dalla distanza che riesco a interporre fra me ed il resto di questo mondo di cui vorrei perdere anche le minime tracce. Esiste un altrove dove recarsi. Un'isola. Un luogo verde e lussureggiante a cui si accede attraverso una spiaggia che disegna un sorriso accogliente ed una lingua di terra che ti conduce dentro, verso la conca della parola, oltrepassando una teoria di aromi evocativi, bruciati nel calore di un'estate perpetua. Eucalipti, fiori di  sambuco, lavanda e resina dei pini marini mi accompagnano. Voglio sdraiarmi qui e giacere sulla terra nuda, impastata di salsedine e di seduzione, così lontana da tutto ciò che non è vita è non è Amore. In essa mi cullerò, ascoltando i pensieri impegnati nella tessitura di un nuovo giorno felice, del nostro giorno che verrà, rischiarato dalla Luna che stempera nella luce del giorno. Arriverà questo giorno e si sorprenderà nel trovarci svegli e consapevoli su quest'isola minuscola, ignorata e abbandonata dall'umanità, ubriaca di mediocre spirito.





domenica 8 marzo 2015

Una donna indipendente.

Una donna indipendente, la nonna. Probabilmente più per necessità che per scelta. Una lavoratrice di fabbrica, madre di un figlio che portava il suo cognome, nell'Italia fascista degli anni venti e trenta. Un nome nemmeno tanto semplice da portare: Italina. Quando sento parlare di otto marzo e di condizione femminile non posso non ripensare a lei e ai primi sedici anni della mia vita, trascorsi a fianco del suo femminismo discreto quanto convinto. Lei ha saputo dare un senso all'otto marzo, almeno a quello che ho sempre vissuto io, dimostrandomi che non si deve mai mancare di rispetto al motore del mondo, garantendo l'opportunità per la donna di decidere il proprio destino, determinare la propria storia, vivere la propria vita. Sempre.