Chiuso.
In un istante tutte le parole sono ammutolite, congelate in questa primavera falsa e precoce. Come un foglio d'appunti sbagliato, questo tempo è pronto per il cestino. Ma chiunque lo può raccogliere.
Con il suo fiore d'Ibisco in mano, Jean cammina al fianco dell'uomo dalla testa di cavallo e la pellicola della vita scorre al contrario, notte dopo giorno, febbrile attesa in cui il tempo ha perso l'unità di misura.
Debbo curare i miei dèmoni e dare una forma alle nostre figure disegnate sull'acqua.
Sarà sempre domani.
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domenica 1 marzo 2020
lunedì 24 febbraio 2020
La Voce
Ho l'impressione, talvolta, che in certe giornate di sole o nelle corrispondenti notti lunari, la densità dei miei pensieri assuma persino una solidità materiale. In quei momenti vorrei stringere quella materia tra le mani per scolpire figure, accarezzarle e plasmarle per modellarne la forma sino a definire e cogliere quel pensiero che l'ha generata. Ma poi, troppo spesso, il silenzio mi assale e ad esso mi arrendo.
Così prendo sottobraccio i ricordi che corrono lungo una vecchia strada ferrata, mi adagio sulla stessa vecchia panchina, gli occhi al cielo, ad osservare le nuvole stendersi al soffio del vento come le membra di un gatto che si stirano al loro risveglio. Rimango a godermi il calore di un'estate dell'anima che sento vicina molto più di quanto la trivialità del calendario evidenzi e, mentre perdo lentamente coscienza, cullato dal nulla in cui scivolo, una voce, la tua voce, mi prende, mi solleva e mi restituisce alla vita.
Non stavo dormendo, morendo o partendo anche allora? Ero soltanto io, veramente?
Le cose più belle risplendono inattese in uno spazio di meraviglia che ci accompagna fuori dal tempo. I miei occhi stanchi o la mia pelle invecchiata non riconoscono la truffa del tempo. Io resto sempre nella biblioteca del parco e nella notte più bella che un maggio ricordi. Io resto quel cane che abbaia forte alla Luna per tenerla sveglia al suo fianco e che, certamente, di quella Luna ha potuto contemplare il riposo.
Dorme, ancora e sempre con me, quella Luna.
martedì 14 gennaio 2020
Riflessi
Penso a quanto sia bello e ingannevole il riflesso delle cose.
Coglie la forma e racconta solo ciò che vediamo.
L’orizzonte dietro al finestrino ci parla di case, ma non di quello che vi succede dentro.
Lo sguardo di una ragazza che sorride al telefono ci inganna con una primavera dove aprile è passato da un pezzo. Il cielo sopra al respiro calmo del mare ne coglie l’azzurro ma non ha coscienza di quanta vita e morte vi sia in esso e la luce, sfumata e lattiginosa, che fa brillare la luna e fa innamorare i poeti é quella del sole nascosto. Siamo riflessi in cammino. Trascuriamo di fermarci, forse, per il timore che si colga che siamo solo il riflesso di qualcosa che non ci rappresenta affatto. Ma oltre il tramonto c’é la notte e la notte contiene tutto ciò che non appare. E in essa ci ritroveremo. Sul pavimento di maggio, sulla balconata di un teatro collettivo, nelle lenzuola macchiate di sangue e ci resteranno due minuti soltanto per rivestirci e scappare prima che la luce del giorno ritorni a fare di noi le ombre che popolano i nostri segnaposti affacciati sul vuoto.
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