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venerdì 21 agosto 2015
Emisferi
La mia irrequietezza è come il vento che muove le foglie: a volte non lo senti, ma c'è sempre. Non riesco a posarmi e riposarmi in un luogo che subito volo da un'altra parte. Voglio sapere e non vivere di ricordi. I ricordi mi accompagnano sempre, ma non mi spostano mai di un millimetro da ciò che so. I miei occhi cercano dentro ciò che non posso vedere qui e ora. Debbo evocare i miei occhi lontani, così profondi da sembrare infiniti, con cui riesco ad osservare le cose vere della mia vita. E non esiste nulla al mondo che mi attiri più della luce. Quella luce che inseguo e che corre sempre oltre la linea dell'orizzonte verso un altro emisfero. Nella mia mattina c'è il suo riposo, nella mia sera il suo fulgore e nella mia notte il suo tramontare. Senza soste la inseguo e la inseguirò ovunque. E ci raggiungeremo. Per partire di nuovo. Insieme verso altri emisferi.
venerdì 14 agosto 2015
La mia calcolatrice
Nel perdurare pigro di questo calore estivo, così poco incline a consentirci di mantenere la dovuta lucidità, pigio sui tasti della mia calcolatrice, producendo lo stesso sforzo che metterei nel sollevare i massi con cui gli egizi costruirono le piramidi. Mi costa fatica tirare le somme, dividere le cose, moltiplicare gli sforzi e sottrarre energie al riposo che dovrei dedicare alla mente e ai miei occhi. Pigio sul tasto "uguale" ed il risultato è quello che appare ai miei occhi. Lo osservo e sorrido. Cambio le operazioni, i numeri, le combinazioni e i fattori, ma il risultato resta sempre lo stesso. Si è guastato qualcosa? No. forse ho trovato la risposta al groviglio di fili che ho in testa. Allora guardo l'orologio e... Si, ok... la vita è fatta di numeri, ma io sono fatto principalmente di sangue, passione e poesia.
giovedì 13 agosto 2015
Nella cattedrale
La mente umana è uno spazio infinito in cui vagano, senza meta apparente, gli abitanti della nostra coscienza. Questi sono viaggiatori vagabondi alla ricerca di un'uscita, di un punto di contatto, di un luogo dove possano celebrare la propria esistenza e divenire idee, pensieri, azioni, emozioni. Cercano la porta della comunicazione, perché noi siamo esseri sociali anche quando la misantropia ci attanaglia. La chiave per uscire, poi, non spezza sempre il silenzio esteriore, ma traduce ogni dettaglio in messaggio e lo codifica, cercando di sintonizzarsi sulla frequenza del destinatario.
Il silenzio è una cattedrale abbandonata dalle parole dove si accampano tutti i linguaggi che l'animale sociale conosce. Sta a noi governarli e condurli in modo che il nostro messaggio arrivi fuori, dove noi vorremmo che arrivasse. Sta a noi far capire che il nostro silenzio contiene un universo intero e che il nostro fiume di parole non serve solo a bagnare distese infinite di campi incolti.
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