Trieste è un confine ed in quanto confine contiene tutto ciò che è di passaggio. In questo senso è l'emblema stesso dell'esistenza e ci ha messo un attimo a diventare un luogo dove la mia anima ha ripreso a volare. Non c'è una cosa sola su cui soffermarsi, ma tutto è sostanza e al tempo stesso metafora di qualcos'altro. Il mare, il bosco, la salita, il precipizio, la profondità del terreno carsico che contiene altri mondi rispetto a quelli in superficie, l'approccio della gente, i caffè da condividere e gli angoli silenziosi, le facciate austere e grandi da capitale che nascondono le stradine di paese. Tutti mi hanno parlato di diverse anime, ma i miei occhi hanno percepito una realtà sola che le raccoglie tutte. Unica. E non mi sorprende affatto che uno spirito profondo come quello di James Joyce o uno speleologo dell'animo umano come Italo Svevo vi abbiano trovato porto e fucina per le proprie opere. I luoghi dell'anima si riconoscono in un istante e Trieste è uno di questi, dove la coscienza si esplicita in un flusso incessante e vivo che scorre senza pause senza punteggiature in un intreccio di cose che è il tessuto essenziale del nostro vivere.
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martedì 25 agosto 2015
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