I Temi

Le Pagine

domenica 2 agosto 2015

Le pietre urlanti.

Ci sono luoghi che degradano il loro tempo in un anonimato assoluto e crescente. Luoghi anche affollatissimi, ma impermeabili ad intridersi delle storie di chi li ha vissuti nel susseguirsi degli anni. I non luoghi per eccellenza sono proprio le stazioni o gli aeroporti. Ma non è così ovunque.
A due passi da qui, in questa pianura dove le persone debbono metterci del loro per immaginarsi un mondo meno piatto, a una mezz'ora di macchina, c'è un luogo che frequento abitualmente ogni settimana: la stazione di Bologna.
Davanti al binario 1 c'è una sala d'attesa già vecchiotta, anche se ha giusto circa una trentina d'anni. Sul pavimento della parete rivolta ai binari è scavata una piccola conca e su di essa una grande lapide in granito su cui appaiono i nomi e le età delle ottantacinque vite spazzate via la mattina del 2 agosto del 1980.
Io ogni tanto mi fermo, osservo quei nomi, e mi sembra di vedere, in quel monumento vuoto fatto di un elenco e di un piccolo, simbolico scavo, il ritratto esatto del baratro in cui è precipitata la coscienza civile italiana, incapace di emanciparsi dall'interesse di parte e dalla rassegnazione verso il potere costituito. 
Proprio dagli anni ottanta arrivò questo messaggio di capitolazione e l'invito ad occuparci di altro,  a divertirci e non pensare, perché "tanto non serve a niente e non cambia nulla".
Io invece ancora oggi non mi rassegno a questa morte civile e cerco di dare voce ad ogni pietra che parla, talvolta persino urlando, una storia, non importa quanto piccola o grande, che possa insegnare qualcosa e far vivere meglio tutti, anche solo grazie a una minima consapevolezza acquisita o ad una piccola emozione che, vibrando, accenda qualcosa nelle nostre coscienze.
E penso spesso a quei ragazzi che se ne andavano in vacanza quella mattina, a quelli che andavano a lavorare o che semplicemente passavano di lì in quel momento e che furono azzerati dal delirio di una cattiva coscienza che valutò di avere diritto di vita e di morte sul sentimento di libertà di un'intera nazione, sul suo diritto di vivere senza paura. Quella gente merita il nostro impegno quotidiano per cancellare le ombre sulle nostre coscienze e restituire speranza alle generazioni future. Quelle pietre urlano ogni giorno il loro messaggio nelle nostre coscienze. Non possiamo sottrarci. Non più.


  

1 commento:

Unknown ha detto...

Le tue digressioni nella coscienza sono sempre molto complesse. Non cercano mai di stupire e propongono ciò che la tua sensibilità percepisce un un momento finito, per poi andare curiosamente a cercare nuovi impulsi tra cui saccheggiare memoria e sensi. Mi scuote quel l'orologio così come quei mattoni di cemento entro cui è impietosamente incastonato, come un corridore in fuga, ma trattenuto alla materia finita che alla fine compine anche lui stesso.