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giovedì 7 aprile 2016

Solitudini

Ma chi l'ha detto che la solitudine sia una condizione che ti attanaglia in uno spazio vuoto? Non ho mai pensato di essere solo per il semplice motivo di non avere nessuno con cui parlare di cose importanti. Così come non mi sento solo per il fatto che non c'è nessuno con me su questa terrazza buia mentre le luci della città vivono sotto, troppo lontane dal mio sentire. Non mi sento solo perchè l'odore di una sigaretta mi trasporta in un altro tempo che io ricordo felice. Si. Ho conosciuto la felicità e so misurarla, ma non mi basta saperlo. 
Questa è la solitudine che conosco.
È la condizione dello spirito in cui la speranza soccombe al ricordo. Quel ricordo che è un tatuaggio sull'anima da cui non si ritorna. Rimane. Non lo si guarda per tempo, alle volte per un lungo periodo di tempo, ma è sempre lì e non ti lascia più. Cambia il tuo modo di osservarlo. Cambia il modo di osservarti. Com'era prima? E come sei ora? 
Cambia tutto attorno a te, ma tu resti lì al centro della scena, immobile nel tuo inganno, a circondarti di parole e sorrisi che raccontano un'altra storia della tua vita. L'empatia è invisibile, ma ha più forza di mille promesse. Dunque, io non sono solo. Anche in questo buio. Anche in questa stanza vuota. Anche in questo tempo sordo e rumoroso che non sa ascoltare e non ti lascia parlare.



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