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giovedì 5 maggio 2016

Legoland

Un mattone rosso. Anzi, un mattoncino. E poi un'intera cassetta di pezzetti pronti ad essere uniti per costruire qualcosa. Qualcosa cosa? Non so, bisogna avere immaginazione, oppure tanti sogni in testa o anche solo gli occhi per rubare un pensiero, una situazione, una configurazione dal mondo che ci circonda. Ma soprattutto deve piacerci. È così che cominciamo a giocare. E a vivere. E ci immergiamo nella costruzione di questo universo di lego in cui transitiamo, fatto di pezzi che sono stati pensati per stare insieme ma ai quali non è stato dato un ordine assoluto ed univoco di compito da rispettare. Pezzi che si costruiscono e pezzi che si disgregano. I fogli di istruzione ci sono e in tanti pretendono di avere quelle giuste per dirti che le cose si fanno in un certo modo anziché in un altro, ma ogni istruzione è inutile se si capisce il senso del gioco.
La libertà è il cibo della fantasia ed il mattone di partenza della felicità umana. Ogni tavola vuota è una pagina bianca ed i pezzetti sono le nostre parole. Ricostruire sempre, per vedere qualcosa di sé, perché il tutto non apparterrà mai al nostro campo visivo. E credere che quello che le mani e le fantasie hanno realizzato sia il mondo vero, non il nostro angolo di fantasia. Mentre l'anima viaggia, qualcuno prenderà i tuoi sogni e tenterà di smontarli, ma ciò che ci appartiene davvero non ci lascerà mai e saremo in grado di rigenerarlo sempre, pezzo dopo pezzo, mattone dopo mattone, nella Luce del nostro sentire.


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