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sabato 17 dicembre 2016

Tu resti

Lentamente cammino lungo il nastro di strada che si affaccia sulla notte fredda di un dicembre romano. Luci e festoni, ma non c'è gloria in questa storia. Tutto scorre e passa come un fiume in piena, che ci trapassa sorprendendoci inermi e lasciandoci attoniti.
E' la vita. E' la morte.
Restiamo spettatori di un passato prossimo a cui non è stato declinato un futuro e che dentro scalpita, ruggisce e reclama ancora ogni giorno un tributo. Un tributo fatto di silenzioso dolore, di sorrisi disegnati con l'inchiostro simpatico, di pensieri saturi di albe fredde e tramonti infuocati trascorsi a fissare un orizzonte di cartapesta. Mano nella mano si sciolgono le promesse fatte e gli atti vanno a negarle. Ma non si possono cancellare i fantasmi: ci accompagneranno per sempre.
E da fantasma camminerò ancora e camminerò a lungo. Mi sfinirò di questi scorci di infinita bellezza. Berrò ogni ricordo e, ubriacandomene, brinderò al vuoto che mi rincorre e che finirà per agguantarmi.
Passo dopo passo, parola dopo parola, questa belva mi azzannerà, stordendomi ancora più con le espressioni vane di chi ha amato follemente. Amare è una cosa crudelmente seria.
E così, senza più sorrisi, attraverso ancora una Roma che sembra fregarsene di tutto e di tutti, certamente di me. Io e le mie parole ce ne andiamo così, trasfigurando nel silenzio interiore. Io e le mie parole perdiamo forza e colore. Noi ce ne andiamo, ma tu resti ancora e sempre. Dentro di me.




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