I Temi

Le Pagine

lunedì 24 febbraio 2014

The Strange Museum

Cammino veloce lungo i marciapiedi affollati di gente. Le traiettorie delle nostre vite si incrociano negli angoli più improbabili di un percorso guidato dai fili di un burattinaio amante del caos. La mia vita è stata una costante lotta tra la vogIia di combattere questo caos ed il piacere di galleggiarvi sopra, disteso a fissare il cielo come se fossi adagiato sulle acque di un mare cristallino pronto ad inghiottirmi. I miei passi oggi non sono guidati dalla volontà di raggiungere una meta, ma solo da una luce. Non un obiettivo preciso. In questi miei movimenti si riverberano immagini di una vita. Una strana collezione di quadri in movimento che mi rappresenta in modo compiuto ma che non si può vedere nè intuire ad osservarmi da fuori. Forse una delle peggiori sensazioni che mi accompagna da sempre è quella di non sentirmi rappresentato da ciò che di me si vede. Non proprio come se un Renoir fosse chiuso nella cantina di un palazzo di periferia, ma comunque come se le acque del caos avessero un piacere perverso a cancellare le mie tracce sulla sabbia. Stretto in questi corridoi mentali, raggiungo la terrazza del mio solito caffè. Mi siedo e scopro che il caos ha un piacevole anagramma nel caso che mi pone davanti allo sguardo che aveva acceso una luce in me. Sorrido. Apre il museo. Lo strano museo che mi rappresenta. Ingresso libero e muri bianchi su cui scrivere, disegnare ed abbozzare idee o pensieri. Non é il solito didascalico susseguirsi di percorsi. È solo arte in fase di creazione. E l'arte è passione sincera dell'anima.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' arrivata davanti alla porta d'ingresso e il dubbio si è sciolto: un cartello scritto a mano, non proprio in vista, recita "Ingresso libero". Avanza qualche passo ed è dentro l'atrio. Non c'è nessuna biglietteria, solo qualche sedia e una persona, il custode, seduto a leggere con la testa tra le mani. La sente entrare, alza lo sguardo e le sorride. "Avanti", la incoraggia. Lei si fa guidare all'interno e chiede dov'è la mostra. L'uomo la conduce nella stanza successiva all'atrio e, con un gesto del braccio a segno d'indicazione, le dice tranquillo: "Eccola qui, davanti ai tuoi occhi". Un stanza in cui tutto è bianco e vuoto. Non un segno, non un oggetto, una sedia... niente ai muri o appeso alle pareti. Solo uno spazio vacuo e spoglio. Vedendola disorientata, il custode la rassicura: "La realtà non è quella che vedi. La realtà non è quella che decodifichi dall'aspetto esteriore. Parti a descrivere ciò che vedi qua dentro. Prova ad esprimere cosa secondo te rappresenta". E lei non ha dubbi: "Rappresenta lo stare nel caos". Lui allora la incalza: "Potresti comunicarmi la tua idea di caos?"
"Il caos è il vero volto della vita. In questa verità l'anima è continuamente in preda a turbamenti, vivendo sospesa tra il caos stesso e l'eterna volontà di mettere tutto in ordine. In questa stanza tutto è in ordine, ma non perché si è combattuto il caos, bensì perché lo si è accettato. Non cammino sull'orlo del caos. Non più. Sto nel caos e a volte nel suo anagramma e colgo ciò che di esso è più meraviglioso, perché non mi è concesso di conoscerne il copione".
Il custode rimane in silenzio, solo la guarda negli occhi per qualche secondo e poi aggiunge: "Vieni. Ti mostro la prossima stanza".