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venerdì 4 luglio 2014

Regalarsi

Non provo nessun rancore per il tempo che passa, dal momento che ho cominciato a riempirlo con la mia vita. Troppo a lungo è rimasto come un fastidioso effetto collaterale delle mie funzioni vitali. In quei momenti provavo fastidio nel vedere i giorni andarsene senza dare un senso compiuto al mio stare al mondo, ma non riuscivo a trovare un rimedio. Fare cose senza sapere perché non può dare un senso al proprio esistere. Quest'ultimo deve costituire il movente delle proprie azioni.
Perché si vive dunque? Perché si fatica? Perché si lotta? Perché ci si batte contro ogni contrarietà, contro le malattie, contro la stupidità umana? Perché è istintivo voler sopravvivere e solo in situazioni estreme si getta la spugna? In cosa risiede questa nostra natura autoconservativa che vuole sopravvivere di fronte all'insensatezza apparente delle cose? Esiste una nostra parte interiore, il nostro spirito, la si chiami anima, se si vuole, che è fatta di luce e di semi che necessitano di una terra in cui germogliare. La terra sono gli altri. La luce è la parte che governa i nostri sentimenti, la nostra conoscenza, le nostre relazioni con gli altri, l'amore, gli affetti, le amicizie. I semi sono il germoglio che va oltre noi stessi, sono ciò che produciamo, la nostra arte, i nostri figli, le nostre capacità di fare per gli altri. Secondo me la vita si compie sensatamente e si conserva nell'idea che da noi possano uscire luce e semi. E ciò accade solo donandosi agli altri, senza calcolo, senza un proprio tornaconto umano precostituito. La nostra vita è un dono che dobbiamo saper fare agli altri, a tutti coloro che vivono il nostro stesso tempo. 


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