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giovedì 23 giugno 2016

Alphabet Angel

In un mondo che sembra un giardino d'infanzia abitato da canuti senza tempo, in cui il pensiero ideale deve essere imprigionato in pochi concetti semplici, in cui tuttavia trionfano le contraddizioni, l'ipocrisia e la banalità, mi ritrovo allo specchio a sanguinare la mia incompiutezza. Perché spiegare, quando la speranza è stata portata via dal fiume del caos quotidiano? Perché cercare la luce quando tutto è coperto dalla cortina fumogena che pretende di farci accettare qualsiasi cosa e richiede di simulare sorrisi?
Non ne ho più voglia. Allora affondo il mio sguardo nel vuoto e lo sento arrivare. Lo sento crescere in me. Il custode della mia anima, riappare e si mette a giocare con questa irrequietudine, questo dolore latente, questo strisciante male di vivere che cerca una porta da cui uscire, una finestra da cui affacciarsi per respirare questo giorno che nasce solo per blandire gli uomini.
Non ha occhi ma vede, non ha labbra ma parla ed è qui con me, questa luce che mi fa vedere le cose, mi suggerisce le parole e mi guida nel buio. Questo è il tempo di una nuova materia. Di nuova sostanza. Di nuove parole che cadranno nel vuoto, ma che lasceranno nuove cicatrici, dopo aver acceso nuove illusioni. Tanto, è solo un gioco.




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