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venerdì 3 giugno 2016

Uno squarcio sull'orrore

Apro gli occhi ogni giorno sull'orrore quotidiano del quale arrivano notizie. Leggo di ragazze violentate, bruciate, strangolate e uccise nei modi più efferati. Respiro profondamente per andare oltre lo sgomento umano che attanaglia la gola e suscita una dolorosa rabbia impotente, perché non esiste pena che possa restituire la vita o l'anima spezzata alle vittime. Bisogna dunque agire sul prima che tutto accada. Quindi, razionalmente rifletto sul senso dei rapporti umani e sull'amore.
Penso che vi siano due grandi crepe culturali nella nostra società che finiscono per contribuire a lasciar passare l'orrore quotidiano. 
La prima nasce dall'incapacità di accettare e gestire una sconfitta. Questo problema, è evidente, va ben oltre i confini dei soli rapporti interpersonali e di quello che qualcuno chiama ancora amore. Declinandolo però al solo tema del rapporto uomo-donna, la mia angoscia cresce ancora di più, se possibile.  
Perché un uomo non riesce ad accettare di far parte del passato di una donna con la quale ha avuto una relazione? La risposta a mio parere è semplice quanto cruda: perché quest'uomo non ha mai veramente amato quella donna. Amava la proiezione dell'immagine di lei nella sua vita. Amava quella parte di se stesso che lei poneva in luce. Eppure non c'è nulla di innaturale nello smarrirsi o nel progressivo spegnersi di quella assonanza che unisce le persone in una relazione. Non deve essere un incubo il voler voltare pagina, chiudere e andare oltre. Ma tante persone leggono questa come una sconfitta. 
La sconfitta è uno dei peggiori tabù della nostra società vincente, esibizionista e superficiale che tende a spazzare sotto il tappeto gli sconfitti, gli anelli deboli di una catena che non ha rispetto di chi cade e non dà loro strumenti per rialzarsi. 
In amore quello che viene percepito come una sconfitta sembra un'onta incancellabile, quando invece è solo il divaricarsi di strade che hanno camminato affiancate per un tempo che non conosce mai la sua giusta misura. La realtà è che la vita di tutti è costellata di sconfitte che dovremmo semplicemente accettare e capire. Specie quelle che non dipendono da noi, dai nostri atteggiamenti, dalle nostre risoluzioni, ma dalle scelte di altre persone.
Parlare, condividere i disagi, non vergognarsene, aiuta enormemente a ritrovare il cammino verso il proprio domani sereno.
La seconda grande voragine culturale riguarda una certa devianza maschilista che vede la donna sempre più oggetto e, in quanto tale, ne stabilisce dunque la proprietà. La "mia donna" viene spesso usato come espressione simbolo di conquista e stabilisce un'appartenenza. Tutto ciò è alimentato nelle menti povere da una ossessiva iconografia dei media che fanno della donna prevalentemente un simbolo di desiderio sessuale e di trofeo di conquista da esibire socialmente.
Se le relazioni si basassero sull'attenzione alla felicità dell'altro prima che sulla propria, potremmo anche cominciare a parlare di Amore. Altrimenti stiamo parlando d'altro. E in questo altro le pulsioni umane aprono talvolta voragini incolmabili in cui l'orrore si insinua e cancella tutto il resto.






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