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lunedì 27 giugno 2016

Un Taxi

Apro gli occhi al buio e non appena mi rendo conto di essere sveglio, cerco l'orologio nell'oscurità e lo trovo senza grandi patemi. Sento però al cuore uno strano affanno, come quando mi sveglio nel mezzo di un incubo, ma questa volta non ho in memoria nulla di così spaventoso. Solo una sorta di enigma che vorrei chiarire subito con Doc, ma è maledettamente presto, così mi alzo al buio e brancolando raggiungo il soggiorno, dove trovo la mia borsa. Estraggo il taccuino e comincio a scrivere il contenuto di ciò che ho sognato. Non voglio dimenticarlo per nulla al mondo.
Scrivendo mi rendo conto di ricordare pochissimo e annoto solo poche cose.
Le ore che seguono sono interminabili.
Finalmente arrivano le otto, l'ora in cui Doc non rifiuta le chiamate degli amici.
"Ciao Doc, buongiorno"
"Ciao Saverio, che ti succede, come mai chiami a quest'ora?"
"Volevo dirti una cosa che ho sognato e che potrebbe essere importante"
"Cos'hai sognato Saverio? Cosa c'era di così urgente da dovermi chiamare a quest'ora?"
"Solo un frammento di sogno, in verità..."
Lo sento sospirare dall'altra parte del filo, nel rumore dei fogli di carta che maneggia. Quindi indossa il tono più professionale che può e mi invita: "Raccontami..."
"Io e Bianca eravamo su un treno, seduti affiancati... Eravamo felici, stavamo scendendo a Roma e ricordo precisamente i suoi occhi aperti sui miei... Come quando eravamo felici..."
"Si, eravate felici come quando eravate felici... E poi?"
"E poi, non so per quale motivo siamo scesi dal treno vicino a un aeroporto. Era una zona di costruzioni bellissime... Roba moderna, cinema, ristoranti, centri commerciali, luci dappertutto... Qualcuno ci aveva detto che dovevamo fare scalo, ma non si fa scalo coi treni... Al massimo con gli aerei... Dovevamo riprendere lo stesso treno, ma quando si è trattato di prenderlo, non c'era più e allora noi abbiamo cominciato a informarci su come potevamo fare per arrivare a Roma. I tabelloni luminosi non ci aiutavano, ma noi continuavamo a cercare, indaffarati ma sempre beati di essere lì insieme...Poi..."
"Poi?"
"Poi abbiamo visto l'avvocato. Era seduto su una panchina ad aspettare un treno"
"Che avvocato?"
"L'avvocato che lavora con noi giù a Roma, l'avvocato della casa editrice"
"Ok, ho capito, l'avvocato del tuo posto di lavoro"
"Si... Gli ho chiesto come potevamo fare per raggiungere Roma, Lui ha guardato me, poi ha guardato Bianca e ha sorriso. Solo in quel momento mi sono reso conto che lui non avrebbe dovuto sapere nulla di me e Bianca, ma ci guardava come se sapesse tutto, come se fossimo libri aperti..."
"Quindi?"
"Quindi, sempre sorridendo, come se fosse felice della nostra felicità ci ha detto -a che vi serve un treno? Potete arrivare a Roma anche in taxi- e a quel punto mi sono svegliato"
"Solo?"
"Solo... Margot è al mare con Chiara..."
"E cosa hai pensato?"
"Ho pensato che dovevo chiamarti al più presto... Che cosa significa questo sogno?"
Sento l'amico Mirco, che mi ostino a chiamare Doc come se fosse un medico curante del far west, quando invece è solo uno strizzacervelli di provincia, sogghignare a distanza.
"Significa che probabilmente faresti meglio a cercare un taxi..."


(Estratto da "Il testamento del sole" - 2016)



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