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lunedì 27 giugno 2016

Tre anni fa

Non posso non pensare al fatto che oggi, tre anni fa, mi apprestavo ad entrare al Ministero di Giustizia per compiere l'atto di insediamento nel Consiglio Nazionale dei Periti Industriali, un organo di governo voluto dallo Stato per garantire alla collettività la qualità professionale, quindi l'insieme di etica e preparazione, di persone preposte a svolgere attività riservate a soggetti abilitati in quanto di interesse collettivo.
Quello che hanno visto i miei occhi e udito le mie orecchie in questi tre anni non sono sintetizzabili in poche righe. Posso solo dire che dal primo giorno ad oggi non ho smesso di credere che il nostro mondo sia profondamente da cambiare, nelle regole certamente, ma prima ancora nelle persone. 
I cambiamenti culturali, però, prevedono passaggi generazionali e, quindi, dubito che potrò io stesso vederli attuati. Quello che posso fare, che ho tentato di fare e che continuerò a fare è quello di gettare un seme in un terreno aspro e difficile. Un terreno in cui cresce ovunque l'erba selvaggia dell'interesse personale, da sradicare ogni volta per tentare di far crescere la pianticella del bene comune. Chi crede che le cose possano essere semplici e lineari non ha conoscenza del contesto e chi, pur sapendolo, usa questo concetto come arma, lo fa per altri scopi e non mi interessa, non avrà la mia ragione.
Io sono sereno e so di aver sin qui tentato tutto ciò che potevo e dovevo al fine di gettare quel seme di cambiamento, che si può seminare solo restando saldamente dentro al sistema. Un sistema di cui io sono solo una piccola parte e dunque su cui posso agire solo parzialmente. 
Tutto si può sempre e comunque fare meglio e questo pensiero accompagna ogni mattina il mio lavoro. Per cui alla serenità che mi appartiene accoppio senza vergogna una lista di cose che avrei voluto fare meglio o diversamente.
Questi tre anni mi hanno insegnato molto, prima di tutto a dubitare di tutto e a verificare tutto. Mi hanno rivelato la vera amicizia e la doppiezza, mi hanno mostrato quanto il nostro paese e il nostro piccolo mondo necessiti di cambiare per restare vivo.
Sul piano personale, poi, sono stati anni strani e difficili, trascorsi sulle montagne russe, tra momenti di gioia assoluta e incubi incipienti. Anni anche costellati di lutti non facili da gestire, lutti autentici e lutti morali. La perdita di mia madre due anni fa e pochi mesi or sono dell'amico, lo definirei mentore, Maurizio Paissan, di cui ho percepito il lungo calvario, sono stati passaggi che mi hanno segnato dentro.
Sono passati tre anni in cui ho visto crescere i miei figli troppo spesso lontano da me, tre anni in cui mi si è accesa e spenta la Luce.
Ora mi aspettano due anni cruciali che passeranno in un battito di ciglia. Non mollerò di un centimetro quel terreno che sto cercando di coltivare per il bene comune. Si semina per chi viene dopo. E continuerò a fare questa attività con la passione e la consapevolezza che solo amando si rischia di essere feriti.

«Se dovessimo considerare l’amore tenendo conto dei nostri impegni, chi ci si arrischierebbe? Chi ha tempo di essere innamorato? Eppure, si è mai visto un innamorato non avere tempo per amare? Non ho mai avuto tempo di leggere, eppure nulla, mai, ha potuto impedirmi di finire un romanzo che mi piaceva».

Daniel Pennac, “Come un romanzo”




1 commento:

Unknown ha detto...

caro Andrea, la tua frase "seminare" e estirpare le erbacce la condivido pienamente. Un buon dirigente si vede anche dalla capacità di creare una classe dirigente per il futuro, ovviamente evitando la clonazione di pensieri e idee. il cambiamento e il miglioramento sono e devono essere uno dei nostri primi obiettivi. buon lavoro