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domenica 9 marzo 2014

Cinema club

C'è un posto, in questo museo, dove le immagini scorrono continuamente. Le pareti di questa stanza sono formate da immagini in movimento dei film visti, vissuti ed amati. I riquadri di ciascuna si affiancano, si sovrappongono, si susseguono, come se appartenessero non più a migliaia di opere, ma ad una sola pellicola. La mia.
In alcuni frame vedo un bambino piccolo, di sera, in pigiama, seduto sul pavimento di una sala a guardare film di cui capisce solo l'aspetto esteriore, ma che per nonni e genitori sono l'espressione del loro tempo, della loro vita riemersa da una guerra che ha azzerato le loro esistenze. Rossellini, De Sica, Visconti, Fellini sono nomi che per quel bambino non assumono ancora quell'aura di sacralità che acquisiranno più avanti.
Poi le immagini divengono colorate, ma il bianco e nero, per quel bambino divenuto adulto resta un linguaggio familiare e amatissimo. L'arte di Jean Renoir riesce a mettere in quelle sfumature di grigio - e nella genialità della profondità di campo - la stessa capacità di emozionare che suo padre Pierre Auguste metteva nelle sue tele. Ed i grandi messaggi emergono da quelle opere: dal pacifismo della Grande Illusion al nichilismo frivolo della Regle du Jeu, che annuncia la tragedia della seconda guerra mondiale attraverso la denuncia dell'incomunicabilità tra uomini e donne, tra classi sociali e tra generazioni, fatti che trovano il loro epilogo solo attraverso la sopraffazione.
Quelle immagini sono per quel ragazzo un manifesto esistenziale ed uno stile narrativo paradigmatico.
Poco più avanti lungo questa parete trovo Orfeo di Cocteau ed il suo successivo Testamento onirico. La poesia si fa carne e la carne trasfigura in sogno nel suo divenire film, ovvero sogno collettivo.
Quel ragazzo ormai uomo si chiede se sarà mai capace di esprimere qualcosa di tutto quel fiume in piena che gli scorre dentro.
Francia, Francia, Francia. Il cinema è nato li e li ci sono i riferimenti. Francois Truffaut, Eric Rohmer, Louis Malle, Alain Resnais proiettano sulle pareti i tratti della Parigi assorta a riflettere sulla bontà di un testo da scrivere, su un copione da assemblare, su un'esistenza da vivere.
Le immagini si susseguono senza fine. Vale quasi la pena di fare ancora un giro per questa stanza... Ogni immagine passa e va a 24 fotogrammi al secondo verso le pareti vuote di ciascun sognatore...


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