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domenica 16 marzo 2014

L'asse terrestre - Paris 84

In questa sala si affollano un mare di sensazioni che appartengono a vite sepolte sotto a decine d'anni di ricordi, depositati e sedimentati dentro l'anima. 
Quando il ragazzo di diciotto anni mette piede sul selciato di Parigi per la prima volta è un animale curioso di scoprire cosa si nasconde dietro al nome di quella città da tanti così mitizzato. Non conosce nulla o quasi di quei luoghi. Il mondo non passa ancora attraverso il macroscopio del web e non è così piccolo come oggi. Le sole cose che il ragazzo conosce le ha apprese dai libri, che però solo raramente riescono a trasferire l'umore dei luoghi e lui ha solo il tempo di una gita - tre giorni - per dare forma concreta a nomi che risuonano grandi e vuoti nel suo immaginario.
Non parla francese, che nemmeno comprende, ma un po' di inglese scolastico, si. Forse è per quello che a Beabourg, alla fine di una visita al Museo d'arte Moderna e Contemporanea condivisa con due compagni fuggiti dal programma ufficiale della visita, chiede un'indicazione ad un gruppo di sorridenti ragazze anglofone. Le parole diventano conversazione, seduti sui gradini della chiesetta di Saint Merri, davanti alle fontane Stravinsky che nel loro roteare e zampillare di colori e forme d'acqua disegnano un perpetuo giardino d'infanzia ed una romantica rappresentazione del flusso della vita.
Vincendo la timidezza attraverso la lingua straniera, lancia l'idea di rivedersi alle 10 sotto alla Tour Eiffel, l'unico luogo riconoscibile per chi ha appena messo piede in città.
Alle 10 di sera, senza nessuna convinzione di vedere rispettato l'appuntamento, lui ed i suoi amici si presentano sotto la torre. Alle 10 e mezza, nel caos abituale sotto al pilastro nord ritrovano le ragazze. 
Si va a Saint Germain, dicono loro, nell'accento tipico statunitense, che si scoprirà essere californiano di Santa Monica. La più silenziosa si chiama Laure ed è la più affascinante del gruppo, a giudizio del ragazzo, perché parla con gli occhi e non necessita dunque di traduzione. I locali sul boulevard sembrano acquari luccicanti ed il gruppo decide di tuffarsi in uno di questi, inondato di luci calde e toni caraibici. Gli altri ridono, chiacchierano e storpiano parole in almeno quattro lingue conosciute. Laure ed il ragazzo dialogano in silenzio, osservandosi, come increduli che due pianeti così distanti abbiano avuto la fortuna di incrociarsi proprio li ed in quel momento. Nella memoria del ragazzo, le labbra di Laure hanno il sapore di coca e rum e l'aria di Saint Germain è piacevolmente fresca. Ci si saluta nel profondo della notte, lanciando un appuntamento per il giorno dopo davanti all'ingresso del Louvre, che non ha ancora la piramide in vetro. A quell'appuntamento Laure e le altre non si presenteranno. Al ragazzo resterà il ricordo di tre giorni di arte, cultura e promesse di felicità che sposteranno l'asse della sua vita proprio li, tra gli alberi di Boulevard Saint Germain e gli impressionisti al Jeu de Pomme (Orsay ancora non era un museo). Di Laure gli resta l'immagine del taxi che si allontana nella fredda notte parigina di inizio aprile 1984.

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