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lunedì 24 marzo 2014

La stanza degli sguardi

Questa stanza contiene un'infinità di sguardi. Sono quelli rimasti impressi nella mia memoria. Non tutti hanno avuto un significato importante ma tutti hanno trasmesso un codice, il messaggio che stava dietro a quello specifico sguardo. Un messaggio d'intesa, di complicità, d'invito o di chiusura piuttosto che un messaggio nella bottiglia, un grido silenzioso, un'implorazione. Molti di essi non hanno nemmeno un nome, ma sono rimasti ugualmente impigliati nella rete della mia memoria.
Sarebbe facile parlare dello sguardo della compagna di una vita o quello di un attimo prima di un primo bacio, altrettanto semplice sarebbe parlare della meraviglia mista a curiosità che affiora dagli occhi dei figli. Ma con queste persone già altre forme di linguaggio si sono sviluppate e consolidate e con questi lo sguardo è, in fondo, una riconferma di sè. 
La meraviglia è pensare a quegli sguardi crudi e senza precedenti codifiche che appaiono dal buio dell'estraneità. Pura poesia estemporanea, tracce di luce che attraversano la notte rendendo tutto chiaro senza necessità di parole per esprimere un contatto umano.

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