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sabato 29 marzo 2014

La stanza degli specchi

Si entra in questa stanza da una sorta di tenda che si richiude immediatamente senza lasciare segni o possibilità di uscita alle spalle. La stanza è ovale e la luce del sole, filtrata da veli bianchi, piove dall'alto non esistendo finestre alle pareti. Le pareti sono una successione di specchi diversi nell'aspetto e nella superficie. Ciascuno restituisce un'immagine riflessa diversa. Ovunque uno si rivolga non potrà sfuggire a una diversa visione di sè stesso. Quando sono entrato non immaginavo che avrei visto tante rappresentazioni di ciò che appare di me e nemmeno credevo che nessuna di esse sarebbe stata in grado di descrivermi davvero. 
Vedo ovunque il volto di una persona che non ama troppo ciò che vede. Vedo un ragazzo troppo lontano dal bello per considerarsi tale. Vedo un giovane senza grazia che deve cercare nel pallore del trucco una maschera originale per rendere degno di attenzione ciò che di bello nasconde dentro. Vedo un adulto consapevole della grande distanza che resta tra ciò che appare e ciò che sente di essere veramente e che nasconde questo disagio cercando di regalare felicità a tutti coloro che lo circondano, indistintamente.
Vedo anche un volto stanco e invecchiato che non chiede ai propri occhi di ridisegnarsi per piacere, ma di chiudersi per iniziare a vedere davvero. In quello specchio interiore vedo gli altri riflessi in me e capisco di essere il caleidoscopio di me stesso nelle mani di chi mi ama davvero, lontano dallo specchio deformante di qualsiasi giudizio.

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