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martedì 29 aprile 2014

La stanza delle storie narrate

Avanzando, nel mio strano museo, si accede ad una piccola stanza ricolma di fogli sparsi. Nessun ordine si può incontrare in queste pile di fogli, nessun percorso da seguire. Ogni foglio ha dietro il suo giorno ed ogni giorno ha la sua storia da raccontare. Può essere l'inizio di un romanzo, la poesia dedicata ad una donna incrociata per caso o ad un'altra solamente immaginata. Si può trovare una riflessione sul tempo, sulla vacuità del successo o sugli inganni  della morale comune. Tutto questo senza date nè spiegazioni. Tutto quanto impregnato di uno spirito in cui l'arte è il mezzo per osservare sè stessi ed il mondo circostante. Non vi sono studi umanistici profondi, nel mio percorso scolastico, ma la sensibilità verso tutto ciò che è umano ha condotto ogni mia esperienza.
Quante storie sono iniziate su queste pagine? Io credo tante quanti sono i giorni in cui ho vissuto veramente. Poche cose hanno ricevuto il dovuto impegno successivo, quello che trasforma un'idea interessante in un progetto compiuto. Quante frasi spezzate, capitoli interrotti, romanzi abbandonati all'incipit di una nuova immagine da rappresentare? Una per ogni giorno sbagliato della mia vita, di certo.
Eppure io mi sento sempre presente in ognuno di questi fogli. Non ne rinnego nemmeno uno. Nemmeno quelli più vuoti e piatti che rappresentano alcuni tratti della mia vita.
In un angolo di questa stanza si trovano, infatti, intere agende scritte a mano, saturate di piatte cronache quotidiane. Ho vissuto una buona parte della mia vita con l'ossessione del ricordo. Vivevo travisando il senso della memoria al punto da considerare importanti solo quelle cose di cui tenevo traccia. Così, nella memoria scritta dovevo ritrovare la straordinarietà degli atti più insignificanti che riempivano le mie giornate, così ricolme di nulla da risultarne straripanti, sino al punto dal rendermi estraneo all'io che descrivevo nelle pagine e che, di tanto in tanto, andavo a rileggere. Il castello di carte della memoria un giorno è crollato, assieme ad altre certezze ben più consolidate, al manifestarsi del primo soffio d'aria della mia fragilità di individuo fallibile e mortale.
A quel punto cessano le cronache e ripartono le storie, le narrazioni, i racconti onirici, le poesie ermetiche, gli haiku scritti al cellulare, inviati a poche persone è cancellati per sempre il giorno seguente. 
Il romanzo dei romanzi è la nostra vita e quella resta negli atti che compiamo, negli occhi dei nostri figli per i quali siamo la fabbrica dei primi ricordi, nell'arte che mettiamo nelle cose che facciamo per gli altri,  nell'amore che sappiamo donare sotto ogni forma. Che sia un bacio od una pagina scritta sino in fondo.

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