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martedì 22 aprile 2014

L'isola del tesoro.

Nel silenzio di una notte calda, i ricordi si accendono e disegnano curve nell'oscurità, come le luci distanti di una strada in collina di cui è possibile seguire le traiettorie senza individuarne la destinazione. Mi sono perso molte volte ad osservare la notte, specialmente in estate, puntando gli occhi nella direzione in cui pensavo si mimetizzasse la mia irrequietezza.
Ad occhi aperti, ma con l'anima sognante, ho visto il mare notturno del Lavandou sfumare in un cono di increspature d'argento scese dall'occhio della luna, accesa tra Port Cros e l'Ile du Levant. Ho sentito parlare tante volte le onde e confuso quelle parole al fumo delle mie sigarette di allora, che raccontavano di chi non c'era e mi facevano sentire meno solo. In quel buio, tutto era chiaro e leggibile, eppure non riuscivo a vederlo.
Le isole davanti a me erano lo specchio di ciò che mi sarei potuto aspettare oltre quel buio, oltre quel fumo, oltre alla mia vita di allora.
Tante notti, forse troppe, trascorse a fissare il buio per cercare il guscio di noce che mi portasse oltre quel mare. Un disegno perfetto nella mia mente ritraeva un mondo sul quale, però, non sarebbe mai arrivato a sorgere il sole.
La luce di oggi illumina quell'uomo di allora, evidenziandone le fragilità.
C'è spazio in questa stanza, per tracciare mappe ed inventare percorsi da appendere a fianco delle testimonianze di un tempo che raccontano di una storia lunga, complessa e carica di illusioni. Una costante caccia ad un tesoro sulla esistenza del quale nemmeno il più assiduo dei pirati avrebbe scommesso.
Saluti dall'isola che c'è. 

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