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mercoledì 3 settembre 2014

Nella mia tavolozza: il giallo.

Chiudi gli occhi. Immagina un colore che occupi lo spazio dei tuoi pensieri. Focalizza le immagini che esso ti proietta dentro. Viaggia in quel colore.
Chiudo gli occhi. Il giallo si accende. Ok. Colore di calore, simbolo dell'estate di cui sono figlio, rappresenta la luce e la luce mi rappresenta in pieno, per cui sono io il giallo, il sole, la luce. Bene. Cosa riesco a vedere? In questo colore mi fondo lasciando la razionalità altrove. Scorgo sfumature d'albe e tramonti un po' ovunque, pennellate di campi di girasoli tra Salon e St Remy de Provence, le siepi di mimose di Bordighera, la carbonara di Via Rasella, il battito d'ali di un canarino, il limone solitario nella natura morta di Cezanne, le palle da tennis appena uscite dalla lattina nuova, la polpa dolce di un ananas, la luna color zafferano che illumina certe notti di giugno, le notti in cui anche il buio trasmette luce e calore. Gli occhi sorridenti che si accendono sui miei, dipingono di giallo la mia anima e mi cullano in questi pensieri dolci, colorati e caldi. In questa doccia emozionale lavo via i pensieri di ogni altro colore, perché questo codice racconta di trame intricate di cui la mia vita è intrecciata, ma soprattutto disegna il raggio di sole che buca le nubi dopo una lunga tempesta, il sole provenzale che mi illumina, mi conduce e mi restituisce alla vita.


 

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