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martedì 7 ottobre 2014

La stanza della montagna.

C'è una stanza arredata da mobili in legno, dove l'estate sono solito andare. Sin da ragazzo confinavo  là il mio spazio dedicato ai progetti di un futuro tutto da disegnare. Fuori dalla finestra le montagne accompagnavano i boschi ed i prati verso di me, offrendomi il fascino del mistero. Come poteva essere il mondo di lassù? Com'era il cielo visto attraverso i rami degli alberi? Percorrevo i sentieri e la mia mente volava. Come sarebbe stata la mia vita se i miei sogni si fossero materializzati? Cosa sognavo davvero? Tanti modelli di vita scorrevano nelle mie vene, almeno quanti erano i rivoli d'acqua che dopo un giorno di pioggia scendevano dai boschi. C'era emozione nel paesaggio, che in fondo altro non era se non un caleidoscopio di possibilità. Cosa desideravo realizzare? Quali erano i miei contesti di allora?Esattamente gli stessi di oggi che sono nel fulcro del caleidoscopio e una buona parte di vita ha trafitto i miei giorni. Così la mia adolescenza è scivolata verso l'età adulta idealizzando Amore e Arte, ammirando montagne che sognavano di essere spiaggie e descrivendo quell'incanto con le mie parole giovanili, acerbe quanto inconsapevoli del fatto che la mia vita non sarebbe mai diventata reale sino a quando Amore ed Arte non si fossero unite in un abbraccio forte e passionale. Ma per far questo molti sentieri erano da scoprire, molte salite da superare, per approdare a quella radura dove le cose si rivelano e la luce vince su tutto.

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