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domenica 4 maggio 2014

Le notti blu #1.

Un bambino di pochi anni, forse dieci, forse anche meno, osserva il cielo che si fa scuro. Nn è ancora notte fatta, ma tutte attorno a lui le luci si vanno accendendo, così dalle finestre delle case filtra il segnale della presenza di persone. Il bambino cammina sul marciapiede di un grande viale illuminato a fianco di sua madre e sua sorella. Fa caldo, il bel caldo ricco di promesse del mese di giugno. Le scuole sono finite. Non c'è un risveglio da garantire ad un'ora definita per la mattina dopo. Può dunque tenersi lontano dal letto nel quale tanto a lungo aspetta di prendere sonno fissando ogni dettaglio attorno a sé sino allo sfinimento. Scende alcuni gradini lungo a una strada chiusa e giunge al cancello della casa dove vivono nonni, zii e cugina. La ghiaia del cortile ed i fiori nelle aiuole sono la cornice che circonda la casa, ma nell'oscurità, attorno ai fiori si accendono le lucciole, intermittenti ed ipnotiche, come immagini di un sogno di cui non affiora chiaro il ricordo. Il bambino le osserva incantato dopo una corsa a perdifiato attorno alla casa. Respira l'umidità della sera che avanza, con la mente annodata tra mille giochi e distratta di tanto in tanto dalle chiacchiere degli adulti che appartengono ad un altro mondo e di cui non si sforza di cogliere il senso. Si avventura allora, assieme alla sorella dentro alla casa, nella cantina umida e odorosa di vino e frutta. In quella cantina ci sono delle casse piene di piccole bottiglie di aranciata, che diventano un trofeo da stappare col permesso dei grandi, mentre questi  tagliano a fette un'anguria pescata da una tinozza di acqua fresca. Le chiacchiere proseguono come sottofondo ai pensieri di quel bambino, seduto a guardare un cielo pieno di stelle che sembrano le sorelle delle lucciole che giocano tra i tulipani nell'aiuola al suo fianco. La felicità è lì, in quel senso di eternità delle cose che in quella notte blu lo accompagna per mano verso casa dopo che la stanchezza lo ha invaso. La mano che ha la forma di quella di sua madre.
Domani correrà a comprare il giornale in edicola prima che il caldo diventi eccessivo e costruirà un nuovo giorno pieno di cose da fare e dove la noia non esisterà se non come rifugio volontario in cui riposare la fantasia. Ed i giorni d'estate si rincorreranno pieni di una bellissima solitudine satura di progetti, di idee, di giochi e parole che lo accompagneranno attraverso i passaggi fondamentali di quella stagione.
Quella stessa stagione a cui, quasi quarant'anni dopo, pensa l'uomo che è stato quel bambino, ripassando lungo quella strada. La casa dei nonni non esiste più, ora c'è una bella costruzione moderna al suo posto, che però si è mangiata la ghiaia e le belle aiuole davanti alle quale giocava con le lucciole. Molte di quelle persone non ci sono più, inghiottite, così come i luoghi, dal loro tempo finito, ma di tutto ciò è rimasta l'eco nei suoi pensieri. Quell'eco, figlia di ogni esperienza profonda ancorché apparentemente banale, è il materiale con cui costruisce la sua vita quotidiana, oggi. 
Se non fosse stato là allora, non potrebbe essere qui oggi. 
Ogni cosa non accade per caso, ma ci aspetta dalla notte dei tempi e disegna con noi questo cielo pieno di stelle.


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