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venerdì 9 maggio 2014

La stanza del fumo

Avanzando lungo il corridoio di questo strano museo si vede un filo di fumo uscire da una stanza sul lato. Entrandoci si vedono un uomo e una donna seduti uno di fronte all'altra sul davanzale di una finestra aperta. La finestra è al piano terra e si affaccia su un cortile che resta un paio di metri più in basso. La donna tiene in mano un bicchiere di plastica con un goccio d'acqua sul fondo usato come posacenere. Butta il mozzicone sul fondo del bicchiere. Sorride all'uomo e si accende un'altra sigaretta, inspira una boccata di fumo per verificare che sia perfettamente accesa, quindi la passa a lui, che la prende ed inizia a fumarla. Sulle labbra sente il sapore del tabacco e delle labbra della donna. Nessuna parola sposta il fumo che sale oltre i loro sguardi muti ed eloquenti. La sigaretta passa da una mano all'altra, dalle labbra di uno a quelle dell'altra. I loro occhi proseguono la loro conversazione ellittica sino a quando il mozzicone della sigaretta raggiunge l'altro sul fondo del bicchiere. Da quel momento per lui la sigaretta rappresenta il riposo dallo stress del mondo. Il distacco da tutto ciò che nella vita non riesce a far funzionare. La testimonianza tangibile dell'incapacità della sua mente di controllare l'ansia. In quel sapore, seduto a un caffè, piuttosto che su una terrazza sul mare, lui ritrova lei e il senso di una speranza. Una speranza che rimane chiusa in una spirale di fumo destinata a dissolversi al primo soffio di vento.



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