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martedì 13 maggio 2014

Degli occhi e della loro lettura.

Torno a pensare allo sguardo ed al ruolo degli occhi nelle relazioni umane. 
Saper leggere negli occhi è il primo e più importante processo per capire le persone. Si comincia questa pratica da piccoli interpretando gli sguardi dei genitori, poi quelli dei primi compagni di giochi. Crescendo, poi, si passa a cercare risposte anche nelle occhiate furtive e nelle espressioni dei soggetti delle nostre attenzioni adulte. Questo processo cresce con l'età e non si ferma davanti agli inevitabili fraintendimenti che la vita serve sul piatto delle ricorrenti delusioni. Si fa esperienza. Si aggiungono dettagli al bagaglio che ci rende sempre meno sorpresi dei comportamenti del nostro prossimo. Questa capacità può aiutare a sentirsi adeguati, consentendo di indossare il costume di scena più adatto alla circostanza. Ma al di la delle personali ambizioni conoscitive, io sono stato da sempre attratto dagli sguardi delle persone, non per morbosità, ma per mero interesse umano. Cogliere un segnale di sofferenza da un battito di ciglia, piuttosto che la luce di una potenziale gioia, è qualcosa che mi fa sentire intimo dell'intera umanità, parte di un sistema di linguaggi i cui codici mi appartengono da sempre senza percorsi scolastici.
Forse per questo amo incrociare gli sguardi con la gente che incontro per strada, alcaffè o nelle mille sale di attesa che frequento in questo periodo. Mi rendo conto che questo possa creare equivoci e malintesi, ma di solito riesco a professare la mia innocenza con lo stesso linguaggio. Quasi sempre questi sguardi mi passano dentro un attimo e scivolano nel cielo sterminato delle cose che mi lascio dietro ogni giorno. ma alcune volte rimangono. Nell'innamorato quello sguardo diventa il tuo stesso sguardo. 

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