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sabato 20 giugno 2015

Non sono due anni?

Viaggiare è aprire una fabbrica di ricordi che, quando la si condivide con altri, ci responsabilizza maggiormente, in quanto ogni nostro gesto, parola o cambio d'umore interagisce con quella altrui e ne cambia gli esiti. Per questo oggi ho cercato di tenermi dentro quello che avevo. Era sabato ed era un sabato che nella mia memoria corrispondeva al primo anno senza mia madre. La mancanza delle persone ti si manifesta sempre in maniera subdola mentre fai altro e teoricamente dovresti pensare ad altro. Ma io non posso dire che questo mi accada, perchè il pensiero di ciò che è stato non mi abbandona un attimo, così come l'ineludibile vuoto che resta. Un vuoto che ciascuno di noi cerca di riempire come può, con pensieri, gesti, parole, atti concreti quotidiani che perpetuano il modo di essere di chi non c'è più nella vita di chi rimane. Mi ha fatto sorridere mio figlio quando mi ha detto: "Ma non sono due anni?". No è solo un anno. Questo per dire quanto grande gli deve essere parso qusto periodo di tempo. A me sembra passata una vita intera.
Questo vuoto io l'ho riempito di cose, di parole e persone che mi fanno andare avanti nella vita con la felicità che mia madre manifestava attraverso le cose che faceva. Chi se ne va lasciando un'eredità fatta di emozioni prima che di cose materiali, credo che abbia raggiunto il massimo possibile tra gli obiettivi. E questo resta.


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